domenica 29 novembre 2009

CHE COSA FA IL CONSULENTE INDIPENDENTE E DI QUALI STRUMENTI SI AVVALE

Sicuramente quella del Consulente Finanziario Indipendente è una professione emergente. Certo non si può ancora dire che goda di una sovraesposizione mediatica, anche se  bisogna ammettere che ultimamente se ne parla abbastanza (non è questo il momento per indagare sui perché, anche se un’idea io l’avrei…). Tuttavia quando viene tirato in ballo sui  blog o sulla stampa specializzata, troppo spesso viene posto in contrapposizione al Promotore Finanziario. Non c’è certo da stupirsi se ciò avviene, in quanto molti professionisti che hanno aperto degli Studi di Consulenza  provengono proprio dalle Reti di promozione o comunque dalle Banche.  Tanto che tale professione è, più o meno giustamente, considerata come una normale evoluzione del Promotore o del Private Banker.
Di certo, e sono sicuro di interpretare il sentimento della maggioranza di essi,  i Consulenti Indipendenti sono parecchio infastiditi da tale contrapposizione e preferiscono smarcarsi anche e soprattutto da qualsiasi accostamento.
Sicuramente non si tratta di rinnegare il passato e neanche tanto di temere una confusione tra le due figure (spetta a ciascuno di loro spiegare ai clienti la differenza e spesso non ce n’è affatto bisogno), ma più semplicemente la questione sta in altri termini:  svolgono un altro mestiere, un mestiere talmente diverso da non poter essere confrontato.
Ciò non tanto e non solo a causa degli interessi le cui parti vengono tutelate (nessuno confonderebbe il ruolo dell’Avvocato con quella del Pubblico Ministero), ma sono proprio le attività svolte che non creano aree di reale sovrapposizione; prova ne è che nell’unico caso di “incrocio” tra le due professioni e cioè quella della gestione delle attività finanziarie (asset allocation),  in molte realtà, quotidianamente i C.F.I. cooperano con i P.F. senza grosse difficoltà  (perché mai il medico non dovrebbe collaborare con il farmacista?).
Del resto, strada facendo man mano che il lavoro si sviluppa, è molto più probabile che l’attività del Consulente Fee Only si incroci con quella del Commercialista piuttosto che con quella dell’Avvocato, oppure ancora di più con quella dell’Imprenditore e perchè no con quella del Segretario Comunale (!?).
Cerco di spiegarmi meglio. Se chiedessimo (io l’ho fatto) ad un C.F.I.  titolare di uno Studio avviato già da alcuni anni, di aprire la sua agenda, molto probabilmente (o almeno questo è il caso), ci si potrebbe trovare fissati una serie di appuntamenti con i seguenti interlocutori:

-  Sim scelta per l’incarico di effettuare il trading per conto di un gruppo di clienti (scopo del contatto via Skype è quello di approfondire alcune operazioni);
Banca 1 (scopo del contatto telefonico è quello di trattare la commissione sulla concessione degli affidamenti relativa alla linea di credito promiscuo);
Imprenditore A (scopo dell’appuntamento è quello di rendere conto delle condizioni di rinnovo delle linee di credito presso le varie Banche);
Commercialista X (scopo dell’appuntamento è quello di trovare un Istituto di Credito disposto a finanziare, a condizioni non troppo onerose, un progetto di start-up nel fotovoltaico);
Avvocato Y (scopo dell’appuntamento è quello di valutare la fattibilità di uno scudo fiscale per conto di un cliente comune);
-   Banca 2 (scopo del contatto è quello di concordare le modalità per reinvestire una grossa somma giacente su un rapporto fiduciario);
-   Imprenditore B (scopo dell’appuntamento è quello di valutare la possibilità di coprire con un’opzione cap il rischio tassi su un mutuo a tasso variabile);
-   Segretario Comunale Z  (scopo dell’appuntamento è quello di assumere l’incarico per disinnescare la mina derivati che una nota grande banca ha rifilato al Comune).

Si potrebbe continuare, basta sfogliare le pagine dell’agenda (tanto quell’agenda è la mia e non ci sono problemi), ma penso che  possa bastare per chiarire l’equivoco che non ha nessuna, ma proprio nessuna, ragione di esistere. Vi assicuro che molti C.F.I. hanno grande stima di molti P.F. , nel reciproco rispetto del rispettivo ruolo. Basta con questa diatriba: le due figure non svolgono un lavoro per certi versi simile e nemmeno diametralmente  opposto, ma svolgono un’attività completamente diversa.
Veniamo ora agli strumenti di cui il C.F.I. si avvale per svolgere la propria professione.  Innanzitutto bisogna disporre di una piattaforma software ad hoc per gestire le posizioni dei clienti, implementata con un database fruibile e completo. Ciò per effettuare le analisi di tutti gli strumenti e prodotti finanziario/assicurativi, nonchè previdenziali in essere.
Inoltre occorre scegliersi con cura gli altri fornitori di servizi come ad esempio una o più società di analisi, pure esse indipendenti, per la fornitura di analisi macro-economica e tecnica sia in chiave strategica che tattica. Opzionale la scelta di una o più Sim per il servizio di trading e la convenzione con una Banca on-line che disponga di un’ottima piattaforma per questo scopo, ma anche per poter sottoscrivere ad esempio, qualsiasi Fondo/Sicav (ovviamente senza commissioni di ingresso e con retrocessione all’investitore di un terzo della commissione di gestione).
A questo punto abbiamo tutto, anzi quasi tutto, mancano solo tre piccoli dettagli:

a) tanta, tanta preparazione;
b) tanta, tanta esperienza;
c) tanta, tanta voglia di lavorare con passione.

A qualcuno che fosse interessato a intraprendere questa professione (che promette un radioso futuro), consiglio di iniziare a concentrarsi sui tre dettagli.  Auguri.

Giuseppe Andreoli – Studio Andreoli & Taccuso – Mantova
gandreoli.ifa@gmail.com

venerdì 27 novembre 2009

BRUTTI SEGNALI DAI MERCATI


La seduta di oggi ha fatti capire forse per la prima volta, che il pressochè ininterrotto rialzo partito a Marzo, potrebbe essere giunto alla sua conclusione. Già qualche avvisaglia si era avuta nei giorni scorsi in cui la Borsa Italiana, aveva decisamente sottoperformato rispetto agli altri listini, sia europei che mondiali.
Ed oggi la "doccia fredda" generalizzata che non ha risparmiato nessuna Borsa.
Guardando il grafico del FTSE MIB, il nostro principale indice, notiamo che è tornato sui livelli di inizio novembre, che costituiscono un importante supporto; nello stesso tempo, poco sotto si trova anche la media mobile a 200 giorni che costituisce storicamente lo spartiacque tra il trend rialzista e quello ribassista. La sua violazione confermata nelle prossime sedute potrebbe riportare una marcata negatività. E' dunque estremamente importante monitorare i propri portafogli ed essere pronti ad intervenire con strumenti appropriati. Chiunque volesse consigli può contattarmi.... LA CONSULENZA INDIPENDENTE permette di usare anche strumenti che la Vostra banca mai vi consiglierà.....

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 18 novembre 2009

LA MADRE DI TUTTE LE BOLLE



I manuali di finanza ci hanno sempre insegnato che la regola numero uno di ogni risparmiatore è diversificare i propri investimenti. Questo perché le varie attività finanziarie normalmente si muovono in modo decorrelato, od in certi casi addirittura anticorrelato. Ad esempio l’oro, essendo considerato bene rifugio, si apprezzava in tutte le fasi di forte calo delle borse e viceversa. Da marzo in avanti queste “regole storiche” sono state sovvertite ed accade invece che salgano contemporaneamente tutte le attività rischiose quali azioni, oro, energia, petrolio, commodities varie.
Tutto questo è dovuto solo in parte al miglioramento dei fondamentali dell’economia ed  in gran parte al fenomeno chiamato carry trade. Esso si traduce nel prendere a prestito denaro in paesi con il tasso di interesse praticamente a zero (fino a qualche tempo fa accadevo per lo yen, ora per il dollaro Usa) ed investirlo in attività finanziarie denominate in valute più redditizie, che hanno cioè un tasso di rendimento più alto, (oggi tipicamente i paesi emergenti). Essendo una prassi ormai consolidata, questo determina dei movimenti molto forti tra le varie valute; il dollaro perde da mesi praticamente contro tutte le altre valute e chi si indebita in questa divisa non lo fa ad un tasso zero, ma addirittura negativo, in quanto rimborsa un debito ad un valore inferiore rispetto a quello a cui è stato contratto.
Così mentre l’economia reale dava solo timidi segnali di risveglio, alcune attività finanziarie sono letteralmente “volate”, grazie alle manovre espansive delle Autorità Centrali ed alla “politica dei tassi zero”. Ecco spiegato il motivo per cui le grandi Banche Americane hanno chiuso le trimestrali con utili record  o, per stare solo in casa nostra, nella sua ultima trimestrale Unicredit dichiara proventi da trading per la bellezza di 715 milioni, che salgono a 1,65 miliardi se si considera il bilancio da inizio gennaio. Banca Intesa nell’ultimo trimestre, da attività di trading ha guadagnato 447 milioni.
Ma le Autorità Monetarie e le Banche Centrali hanno portato i tassi a zero per far fare utili alle Banche con spericolate operazioni finanziarie o per aiutare gli imprenditori e le loro Aziende, vero motore dell’economia, ad uscire dalla peggior crisi della storia moderna?
Nouriel Roubini ha affermato nei giorni scorsi che si sta formando” la madre di tutte le bolle mondiali dei prezzi della attività con effetto leva”. E’ evidente che questo fenomeno non può continuare all’infinito: il dollaro prima o poi dovrà per forza smettere di scendere ed in quel momento, coloro che stanno speculando dovranno frettolosamente chiudere  tutte quelle operazioni aperte oggi a leva, spingendo questa volta al ribasso tutte le attività il cui valore oggi è palesemente gonfiato.
Probabilmente c’è ancora un po’ di tempo davanti a noi, perché difficilmente i tassi d’interesse saliranno a breve, ma preparatevi quindi, per tempo, ad assistere dopo l’esplosione della bolla della tecnologia e quella dei mutui cartolarizzati all’esplosione della madre di tutte le bolle finanziarie………

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli &  Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 11 novembre 2009

CONSULENZA: UN TERMINE ABUSATO!


In ambito finanziario la parola Consulenza è sicuramente tra le più usate, solo che nella maggior parte dei casi se ne fa un utilizzo improprio. Vediamo pertanto di fare un pò di chiarezza. L'introduzione della Direttiva Mifid ha reso l'attività di consulenza finanziaria un servizio di investimento, alla stregua della gestione di portafogli e della negoziazione. E' quindi un servizio altamente personalizzato, che per essere svolto in maniera ottimale richiede professionalità e competenza e non lascia spazio all'improvvisazione.
I soggetti che possono essere autorizzati allo svolgimento della consulenza sono Banche, Sim, Società di gestione; inoltre la Mifid ha introdotto una nuova figura, quella del Consulente Finanziario Indipendente.
Quest'ultimo può essere solamente una persona fisica, non può prestare alcun altro servizio d'investimento e deve possedere i requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza e patrimoniali stabiliti con regolamento del Ministro dell'Economia e delle Finanze.
Fare consulenza significa innanzitutto consigliare e non vuol dire vendere. Questo è il primo importante elemento di differenziazione. Occorre distinguere tra le varie figure professionali presenti attualmente sul mercato quali Promotori Finanziari, Intermediari Assicurativi, Agenti in attività finanziarie, Mediatori creditizi, Impiegati bancari e postali.Ognuna ha una propria dignità e specificità, ma comunque svolge attività differenti sul mercato.
Normalmente la maggior parte dei risparmiatori, anche per motivi di praticità, va nella banca sottocasa oppure dove c'è l'amico, il parente, il conoscente. Forse fino a qualche anno fa poteva essere una scelta saggia, ma negli ultimi anni il frequente turnover di personale ha reso poco praticabile la cosa. Oggi poi c'è soprattutto un altro problema che si chiama Budget!
I bancari sono costantemente pressati e vessati, come si evince anche dalle innumerevoli lettere di lamentela pubblicate sui giornali finanziari, dalle loro Direzioni Centrali o dal Capo Area di turno per rifilare vere e proprie "schifezze" ai loro clienti. Così allo sportello si piazzano prodotti come le Unit e le Index Linked, oppure gestioni patrimoniali, obbligazioni strutturate, con costi altissimi e molto penalizzanti per i loro sottoscrittori. Appare chiaro che in questi casi parlare di consulenza è veramente improprio, in quanto si tratta di mera vendita di prodotti.
Non consideriamo nemmeno ciò che viene consigliato in posta, dove gli addetti sono stati riqualificati rispetto alle loro mansioni originarie ed "istruiti" con dei corsi full immersion di un paio di giorni! Pertanto vi sconsiglio di prendere anche solo in considerazione l'idea di investire i Vostri risparmi allo sportello postale.
Poi abbiamo figure un pò più evolute come i Private Bankers a cui la Banca affida la gestione della clientela cosiddetta Vip, da 500mila euro in sù. Il risparmiatore viene ricevuto in strutture dedicate, con più riservatezza; a volte c'è la possibilità di scegliere tra una gamma di prodotti più ampia rispetto alla clientela retail, dove si rifilano solo i prodotti della casa, ma anche qui aldilà di un pò di fumo e di coreografia, spesso c'è poca sostanza, perchè anche in questo caso si fa sostanzialmente un collocamento di prodotti.
I risparmiatori più evoluti, come li definiscono le reti, vanno dal promotore finanziario, che è un agente di vendita che offre per conto di una Sim o di una Banca il servizio di consulenza in materia di investimenti. E' quindi chiaramente in conflitto d'interessi, non lavora per il cliente, ma per la banca, ovvero il soggetto che lo remunera. Il promotore vende un contratto di consulenza della sua mandante ed il cliente non è suo, ma della banca/sim per cui lavora, per cui quest'ultima può, in qualsiasi momento, sollevarlo dall'incarico ed assegnare la sua clientela ad un altro soggetto. Normalmente il promotore presta un'assistenza più continua e puntuale rispetto all'impiegato di banca che, essendo remunerato con uno stipendio fisso, è poco motivato ad effettuare un vero servizio di consulenza. Traendo il proprio sostentamento dal collocamento di prodotti, il promotore, in genere, tende a privilegiare strumenti di risparmio gestito come fondi, polizze assicurative o gestioni patrimoniali che assicurano maggiori ritorni (per lui) in termini economici. Così anche in fasi come quella attuale, caratterizzate da ritorni prossimi allo zero, si consigliano fondi monetari che hanno una sommatoria di costi (TER) superiore al rendimento atteso dello strumento sottostante......
Da un pò di tempo a questa parte, i risparmiatori possono avvalersi anche dei servizi del consulente finanziario indipendente (CFI). Questi è un libero professionista, come il commercialista o l'avvocato, che non vende prodotti per conto di nessuna società e trae la propria remunerazione esclusivamente dalla parcella pagata dal cliente.
L'attività del CFI si estrinseca in ambiti molto ampi ed anche eterogenei tra di loro (vedi sito www.nafop.org) che spaziano dalla gestione di patrimoni finanziari personali ed aziendali, alla consulenza aziendale, all'analisi di strumenti derivati ed arrivano sino al settore legale.
In tutti i casi all'inizio s'intraprende un intervento volto a ridurre tutti i costi inutili praticati dalle banche, arrivando se ciò non fosse possibile anche ad indicare intermediari alternativi, che possono offrire, a parità di qualiità del servizio, delle condizioni migliori e maggiore trasparenza. Ovviamente questo servizio non può essere offerto da una figura professionale legata ad una banca o ad una rete di vendita.
E' quindi del tutto evidente che il CFI è una figura molto diversa dagli altri operatori finanziari e quella che presta è una vera consulenza, senza alcun conflitto d'interesse.
Forse in Italia la gente non ha ancora la mentalità e l'abitudine di pagare la parcella in ambito finanziario, ma è solo questione di tempo. In ogni caso, già oggi, i risparmiatori pagano un conto ben più salato ed occulto, attraverso la sottoscrizione di prodotti che quando vabene sono opachi ed inefficienti (vogliamo ricordare il For You ed  il My Way, piuttosto che le polizze index con sottostanti le Lehman o le banche islandesi....solo per citare gli esempi più eclatanti?)
Un'ultima domanda: meglio avvalersi del supporto di un professionista "superpartes" che lavora nell'esclusivo interesse dei suoi clienti o di coloro che devono vendere prodotti perchè da essi trovano la fonte del proprio sostentamento? Ciascuno tiri le proprie conclusioni......

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

domenica 1 novembre 2009

Con l’Arbitro Bancario Finanziario una possibilità in più per i clienti delle banche!

L'Arbitro
Se avete avuto problemi con la Vostra Banca, o con lo sportello della Posta, ora avete una strada aggiuntiva per rivendicare i Vostri diritti. E’ stato infatti introdotto  l’Arbitrato Bancario Finanziario, una nuova procedura di risoluzione delle controversie che si svolgerà sotto il controllo della Banca d’Italia.
Sono soggetti alle decisioni dell’Arbitro le banche, gli intermediari iscritti negli elenchi previsti dal Testo unico bancario, gli istituti di moneta elettronica che operano in Italia, Poste italiane per le attività di Bancoposta e le banche e gli intermediari esteri che operano in Italia
E’ un sistema stragiudiziale che offre un’alternativa più semplice, rapida ed economica rispetto al ricorso al giudice. L’Arbitro è un organismo indipendente ed imparziale composto da cinque membri, di cui due nominati dalle associazioni dei consumatori e di categoria e tre dalla Banca d’Italia, che decide, in pochi mesi, chi ha ragione e chi ha torto. C’è, però, una procedura che i clienti devono rispettare: il reclamo alla banca é il primo passo; in caso di silenzio da parte della stessa o di risposta insufficiente, si può attivare il ricorso che puo’ avvenire via web, con posta elettronica certificata oppure per posta tradizionale, via fax o addirittura a mano.
Le decisioni non sono vincolanti come quelle del giudice, ma se l’intermediario non le rispetta, il suo inadempimento è reso pubblico e se il cliente non rimane soddisfatto della decisione dell’Arbitro può comunque rivolgersi al giudice.
L’Arbitro può decidere tutte le controversie che riguardano operazioni e servizi bancari e finanziari, come ad esempio i conti correnti, le carte di credito (anche revolving), i mutui, i prestiti personali fino a 100.000 euro, se il cliente chiede una somma di denaro; senza limiti di importo quando si chiede soltanto  di accertare diritti, obblighi e facoltà (ad esempio quando si lamenta la mancata consegna della documentazione di trasparenza o la mancata cancellazione di un’ipoteca dopo aver estinto un mutuo).
Non possono essere decise controversie che riguardano servizi ed attività di investimento quali la compravendita di azioni ed obbligazioni, od operazioni in strumenti derivati che sono di competenza del sistema di conciliazione ed arbitrato della Consob attraverso l’Ombudsman giurì bancario; e  nemmeno controversie di beni e servizi  quali il bene concesso in leasing o venduto mediante operazioni di credito al consumo, oppure le forniture connesse a operazioni di factoring.
Non possono essere ricomprese controversie relative ad operazioni o comportamenti anteriori al 1 gennaio 2007. Per presentare il ricorso basta versare un contributo spese di 20 euro, che viene rimborsato dall’intermediario se il ricorso è accolto.
Non si può ricorrere se è pendente una causa o un altro tipo di conciliazione. Se sarà proposta una class action, l’arbitrato è escluso se il consumatore o utente aderisce all’azione collettiva.
Dato che per il ricorso all’Arbitro non è necessaria l’assistenza di un avvocato, il cliente può essere adeguatamente assistito da un consulente indipendente, con notevole risparmio di costi ed un’assistenza tecnica più completa e puntuale.
Alla base del nuovo organismo vi è un intento semplificativo del rapporto banca-cliente soprattutto in relazione al restringimento di tempi e costi per la soluzioni delle varie questioni. Tra la domanda del risparmiatore e la decisione non dovranno passare più di sei mesi. Una vera rivoluzione se si pensa ai tempi della giustizia civile.

Fabrizio Taccuso – Studio Andreoli & Taccuso - Mantova 
fabrizio.taccuso@alice.it