martedì 29 settembre 2009

ALZATE LE ANTENNE!

L'importante dato di oggi relativo alla fiducia dei consumatori ha segnato un deciso calo! A fronte di una previsione a 57 il dato effettivo è risultato pari a 53,1. Evidentemente i cittadini americani temono che la ripresa non sia così veloce come sembrerebbe a prima vista.


E' sempre più netta la dicotomia tra andamento dei mercati azionari e quello dell'economia reale.
A dati macroeconomici non certo brillanti, fa da contraltare il rialzo dei listini azionari che ritracciano massimo per un paio di sedute  prima di ripartire nuovamente al rialzo.
Non si vuole essere pessimisti ad ogni costo, il trend delle borse è evidentemente rialzista, non ci sono dubbi; ma quando l'andamento tra economia reale e finanza è del tutto scorrelato, è chiaro che prima o poi i nodi vengono al pettine. E ad oggi i segnali di ripresa economica sono molto flebili!  Tenete alzate le antenne!

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 23 settembre 2009

BANCHE ITALIANE: LE PIU’ CARE E LE MENO TRASPARENTI!

Da un’analisi della Commissione Europea risulta che le banche italiane sono le più care d’Europa.
I correntisti italiani pagano mediamente 253 euro all’anno per un conto corrente, mentre negli altri paesi europei il costo annuo per la gestione ammonta a 58 euro in Belgio, 82 in Irlanda, 89 in Germania, 103 in Gran Bretagna, 154 in Francia. Addirittura in certi casi per i cosiddetti “grandi utilizzatori” si arriva a delle punte anche di 831 euro all’anno.
Ovviamente questi dati si riferiscono ai conti dei privati; per quanto riguarda i conti aziendali i costi lievitano decisamente.
Al primato dei costi si abbina un altro fattore  non certo positivo; sempre secondo la stessa commissione europea  le nostre banche sono le meno trasparenti nel  66% dei casi analizzati. Le informazioni riportate dalle stesse nei loro siti web risultano largamente incomplete e non permettono ai cittadini di effettuare confronti con gli altri istituti.
Se consideriamo che queste  due criticità riguardano il servizio base per eccellenza, a basso valore aggiunto, si capiscono poi meglio le difficoltà che i risparmiatori incontrano nel momento in cui devono valutare la convenienza e l’adeguatezza di  prodotti più sofisticati, sia nel campo degli investimenti che nel campo dei finanziamenti.
Considerando i vari scandali finanziari degli ultimi anni  ed il fatto che  l’educazione finanziaria in Italia è totalmente assente per tutta la durata della scuola dell’obbligo, non è forse il caso per i correntisti di avvalersi di professionisti che li tutelino meglio nelle scelte finanziarie più importanti?

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova

sabato 12 settembre 2009

SCUDO FISCALE...... PERCHE’ CONVIENE ADERIRE

Se siete tra coloro che si sono limitati ad “autoridursi” la pressione fiscale attraverso la creazione di “black”, prudentemente e gelosamente custodito presso una banca estera, è giunto il momento di fare qualche riflessione.
E’ vero che ultimamente sulla stampa è stato fatto un certo allarmismo, a volte sconfinante in terrorismo psicologico, per convincervi a cedere; ma è anche vero che ci sono stati dei casi di “scoperchiamento del pentolone” che non possono essere ignorati. Mi riferisco al caso Liechtenstein /fisco tedesco e, più recentemente, al caso UBS/fisco americano.
Quindi la caccia ai paradisi fiscali ha fatto oggi le prime 'vittime' ed in Svizzera continua ad aumentare la pressione sul segreto bancario.
Ultimamente il Liechtenstein si è detto pronto a collaborare in materia di evasione e frode fiscale; poco dopo anche Andorra e Belgio hanno annunciato di voler allentare il proprio segreto bancario. Per il momento dalla confederazione elvetica giungono reazioni alquanto prudenti, anche se il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha ammesso che "la situazione potrebbe complicarsi", in vista della scadenza del trattato del 2010.
A questo punto occorre aprire anche una parentesi di tipo prettamente finanziario, perché l’esperienza dice che la cosa non è affatto scontata. Sappiamo bene che ci sono delle resistenze circa il presunto maggior grado di sicurezza che avrebbero i fondi detenuti fuori dal nostro paese il cui rating non è certo da tripla A. Allora, per quanto banale, occorre specificare che la sicurezza si riferisce esclusivamente agli strumenti finanziari in cui sono investiti i fondi, indipendentemente dal paese che li detiene (è più sicuro un titolo di stato svizzero in un deposito italiano o un titolo islandese o italiano in un deposito svizzero?) E chi l’ha detto che la Svizzera è più solvibile dell’Italia? Il rating? E chi lo rilascia? Gli stessi che hanno attribuito la tripla A a Lehman?
Un altro aspetto importante da considerare è che il rimpatrio costa il 5% dell’ammontare rimpatriato, ma è anche vero che il capitale investito all’estero è quasi sempre soggetto a costi di gestione esorbitanti e poco trasparenti.
Il nostro Studio è in grado di fare un’analisi accurata ed approfondita delle Vostre posizioni all’estero, valutando gli strumenti in cui le somme sono attualmente investite e soprattutto consigliandovi il modo migliore per poter procede al rimpatrio.
Attenzione però a non cadere dalla padella alla brace: le banche italiane che hanno intravisto il business (si stima infatti che l’ammontare dei capitali illecitamente esportati nei forzieri delle banche estere a tutt’oggi sia di 550 miliardi di euro) sono già pronte a proporre i soliti strumenti inefficienti da budget: fondi, gestioni, polizze index.....
Anche in questa importante fase di riallocazione del Vostro patrimonio, siamo in grado di assisterVi per il meglio sulla base delle Vostre esigenze finanziarie, con un’adeguata e completa pianificazione finanziaria.
Conclusione: in considerazione del clima da “caccia alle streghe” che si sta instaurando, della non certo esagerata “tangente” richiesta per ottenere il colpo di spugna, ma soprattutto considerata la contestuale estinzione dei reati commessi a monte, come quello classico di omessa o infedele dichiarazione (se di altro si tratta, meglio riconsiderare la faccenda), tutto ciò premesso chi ve lo fa fare di perdere (anche) questa occasione? Ne va della tranquillità dei vostri sogni. Quanto vale questa tranquillità? Di più o di meno del 5%?

Studio Andreoli & Taccuso – Mantova – mercatoliberomantova@gmail.com

domenica 6 settembre 2009

E’ SOSTENIBILE A LUNGO L’ATTUALE RIPRESA DEI MERCATI?


Osservando i grafici dei principali listini azionari da marzo ad oggi sembrerebbe di essere all’inizio di un nuovo boom; le borse continuano imperterrite a salire ed il principale elemento di debolezza che aveva causato la crisi, cioè le banche, macinano profitti grazie agli aiuti che governi e Banche centrali hanno garantito finora e metteranno a disposizione anche nelle prossime settimane.
Ma ai più attenti non può non venire qualche dubbio se si inquadra il contesto attuale in una prospettiva più ampia.
I massicci interventi governativi sembrano essere finiti quasi esclusivamente nelle tasche dei finanzieri, aumentando significativamente il debito pubblico nelle economie avanzate, senza effetti sensibili sui conti, sulla produzione o sull'occupazione.
I grandi player della finanza hanno incamerato gran parte dei fondi destinati al “salvataggio” dell'economia, senza mutare sostanzialmente i loro comportamenti. Le alchimie contabili, ormai note, hanno addirittura permesso ai grandi manager di lucrare compensi superiori a quelli degli anni passati. Un successo ottenuto socializzando parte delle perdite e investendo gli aiuti governativi in operazioni spericolate che, invece di ridurre il rischio sistemico, lo stanno aumentando.
Alcune banche come Goldman Sachs hanno addirittura cambiato le proprie regole contabili, “eliminando” tout court il disastroso dicembre 2008 ed annunciando profitti puramente teorici, che ingrasseranno il management, ma non gli azionisti e nemmeno l'azienda nel lungo periodo.
Altri hanno approfittato della possibilità concessa dal governo americano di taroccare i bilanci valorizzando titoli spazzatura come se fossero buoni. Citigroup salvata dal governo e ora di fatto di proprietà pubblica, conserva oltre 83 miliardi di dollari di asset, del valore reale attualmente prossimo allo zero, parcheggiati in una speciale voce contabile.
Non potendo materialmente riempire i buchi, il governo americano ha infatti offerto a banche e finanziarie la possibilità di coprirli virtualmente, assegnando valori di fantasia a robaccia priva di valore, in attesa di tempi migliori; una soluzione che ha le gambe corte e che sta già rivelando i suoi limiti. In tanti ora si augurano una spirale inflazionistica che deprezzerebbe il valore reale dei debiti, per nulla preoccupati dalle conseguenze devastanti che potrebbe avere per intere popolazioni.
E’ del tutto evidente che l’unico modo per far ripartire in maniera sana e duratura l’economia mondiale sarebbe la ripresa dell’erogazione del credito alle imprese ed il sostegno dei consumi, invece la finanza mondiale va nella direzione opposta, incamerando i finanziamenti pubblici per coprire le perdite pregresse e per retribuire lautamente i maghi della finanza.
Il tutto mentre i consumi mondiali continuano a diminuire ovunque e, solo negli Usa dall’inizio della recessione ad oggi sono stati persi 7,4 milioni di posti di lavoro. I mass media evidenziano solo dati parziali che raccontano di minimi aumenti calcolati su dati che erano già sprofondati nel baratro; del resto la grande crisi del '29, alla quale si paragona l'attuale, durò anni e non lo spazio di qualche quadrimestre, come commentatori prezzolati dai politici cercano di farci credere oggi, annunciando ormai da mesi l'arrivo della ripresa.
Negli ultimi mesi tanti risparmiatori hanno partecipato al banchetto delle Borse, ma è quanto mai doveroso ed opportuno da parte di chi, come me, si occupa della gestione e della pianificazione dei risparmi metterli in guardia da questo assai critico contesto internazionale.
Un’ultima considerazione mi sorge spontanea: cosa succederà quando terminerà il fiume di liquidità che i governi stanno iniettando sui mercati?

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova

fabrizio.taccuso@alice.it