lunedì 28 dicembre 2009

L'ANNO CHE VERRA'....

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Una delle attività più antiche dell’uomo è stata senza dubbio quello di cercare di predire il futuro. E’ quindi del tutto normale che si sia tentato di applicare tale “arte” anche ai mercati finanziari; ecco quindi che tutti gli anni, di questi tempi, economisti, sedicenti guru, soloni della finanza, astrologi si cimentano in previsioni di vario tipo.  A tavolino le tesi addotte per suffragare le varie teorie sembrano tutte valide e credibili, altre volte invece vengono create ad arte, in quanto sono solo funzionali a rassicurare i risparmiatori o a piazzare  loro prodotti più o meno costosi.
Qualche esempio? Mi è capitato di riordinare in questi giorni il mio archivio ed ecco  alcune frasi diventate famose, pronunciate solo qualche giorno prima del fallimento di Lehman:
“Il peggio è probabilmente alle spalle” Dominique Strauss Kahn, direttore generale dal Fondo Monetario Internazionale (FMI)
“Mi riempirei di azioni al 100%. So bene che lo scivolo non è finito. I mercati potrebbero perdere un altro 10%. E la dico anche più grossa: andrei anche a leva, utilizzando i derivati per superare il limite del 100%. Perché a questi prezzi in Borsa non compreremo più per parecchi anni” – Pietro Giuliani, amministratore delegato di Azimut
“Quando i mercati scendono perde chi non investe” – Ennio Doris, presidente di Mediolanum
Come sia andata successivamente è sotto gli occhi di tutti.
Allo stesso modo, coloro che avevano previsto il crollo tra il 2008 ed il marzo 2009 (primo fra tutti Roubini)  hanno poi mancato il rimbalzo più corposo della storia. Che insegnamenti possiamo trarre da tutto questo?
La gente tende a prendere per “oro colato” ciò che sente o legge in quanto, oltre che provenire da personaggi famosi,  si trova  la “pappa” già bella e pronta, non deve decidere ed ha una scorciatoia che gli permette di giungere ad un’ipotetica soluzione sul da farsi.
Chi, come il sottoscritto, non deve vendere alcun prodotto, ma ha come unico obiettivo quello di perseguire, nel tempo, gli interessi dei propri clienti, può affermare con assoluta certezza che non esiste nessun “guru” in grado di sapere in anticipo come andranno i mercati finanziari; non esistono teorie, sistemi di trading o formule magiche che siano sempre vincenti in ogni situazione. Se qualcuno tenta di convincervi di questo girategli al largo!
Se non ci è dato  sapere come andranno i mercati nel 2010, abbiamo però qualche certezza!  Peter Lynch, uno dei più grandi manager di tutti i tempi sostiene che “investire senza ricerca e metodo è come giocare a poker senza guardare mai le carte”. Se non si hanno una strategia ed un modus operandi validi, difficilmente si possono ottenere, a meno di colpi di fortuna, risultati soddisfacenti e costanti nel tempo.
Un’altra certezza che abbiamo è che anche quest’anno l’85% dei gestori ha ottenuto risultati inferiori rispetto all’andamento del mercato; chi negli ultimi dieci anni si è affidato all’industria del risparmio gestito attraverso fondi comuni, gestioni patrimoniali, hedge found, unit ed index linked ha visto buona parte del suo patrimonio distrutto a beneficio di banche e sgr, alla faccia di chi sostiene che l’investimento azionario paga sempre nel lungo termine (ma dieci anni non sono forse lungo termine?). Inoltre come ci documenta settimanalmente l’inserto del Sole 24 Ore “Plus” sappiamo che continuano costantemente le pressioni commerciali a bancari e promotori finanziari da parte delle banche per vendere, ai malcapitati risparmiatori, prodotti opachi e poco efficienti.
Sappiamo che il gigantesco pacchetto di stimoli all’economia messo in campo dai vari Governi e dalle Banche Centrali non è servito a risolvere i problemi strutturali che avevano causato la crisi; piuttosto è servito alle grandi banche d’investimento, che dalla crisi hanno senz’altro tratto vantaggio: lo stipendio medio di ciascuno dei 30mila dipendenti di Goldman Sachs dovrebbe raggiungere la cifra record di 700mila dollari, senza considerare i picchi di qualche mln di dollari dei più grandi manager.
Sappiamo che la recessione è ben lungi dall’essere finita, diversamente da quello che ci raccontano, e che ci sono economie di interi paesi, europei e non, che dovranno fronteggiare notevoli problemi; che il numero dei disoccupati nelle economie occidentali è destinato a crescere di qualche milione di unità e che molte famiglie continueranno ad indebitarsi per arrivare alla fine del mese.
Cosa fare dunque in questo contesto? Bisognerà essere flessibili nelle proprie idee, nelle proprie scelte e non avere convinzioni rigide. Per quanto riguarda gli investimenti, meglio stare alla larga da prodotti costosi e poco trasparenti, che ingessano per anni il portafoglio. Dal momento che le banche tradizionali, dato l’attuale livello di tassi, non remunerano più la giacenza di conto corrente, cercatevi un buon conto on-line; via da fondi e gestioni monetarie ed obbligazionarie, i cui costi  nel 2010 saranno superiori al rendimento atteso.
Soprattutto cercatevi un consulente che faccia davvero i Vostri interessi, che vi segua  con attenzione e passione, che capisca davvero quello che è adatto alle vostre esigenze finanziarie e che non faccia come le banche che vi chiamano solo quando devono rifilarvi l’emissione obbligazionaria o la polizza per fare il budget.
Buon 2010 a tutti!

Fabrizio Taccuso – Studio Andreoli & Taccuso  –  Mantova

fabrizio.taccuso@alice.it

lunedì 14 dicembre 2009

RISPARMI IN FUMO.......



Secondo il consueto rapporto di Mediobanca sta continuando anche nel 2009, dopo l'anno horribilis 2008, il costante deflusso di raccolta da fondi e sicav italiane. Nei primi 10 mesi di quest'anno il saldo negativo tra sottoscrizioni e riscatti ammonta a più di 10 miliardi di euro.
Il dato però davvero inquietante è un altro: negli ultimi 10 anni chi ha investito in fondi ha ottenuto un rendimento del 2,5% in meno all'anno, rispetto all'investimento privo di rischio di un banalissimo Bot.
Sempre Mediobanca ha calcolato che negli ultimi 7 anni sono stati "bruciati" 75 miliardi di euro di risparmi degli Italiani. Questo essenzialmente per un motivo: i distributori tradizionali cioè le Banche, le Assicurazioni e la Posta hanno "consigliato" ai loro clienti strumenti molto onerosi ed altamente inefficienti, quali gestioni patrimoniali, fondi comuni, index e unit linked, obbligazioni strutturate.
Questi prodotti finanziari non fanno altro che ingrassare le loro casse e depauperare giorno dopo giorno le tasche dei loro clienti.
Da un'altra statistica emerge, purtroppo, che mediamente gli italiani dedicano per vari motivi (mancanza di conoscenze finanziarie, di tempo, di voglia) meno di un'ora alla settimana alla cura dei propri risparmi.
In questo modo l'asimmetria informativa, le esigenze di budget delle banche e la finanza comportamentale fanno si' che la maggior parte dei risparmiatori sbagli costantemente la tipologia di investimento e si accolli inutili rischi anche quando potrebbe farne a meno.
A questo punto sorge spontanea una domanda: non è forse il caso di demandare la cura dei propri risparmi a professionsti esperti che non hanno conflitti d'interesse e hanno come unico obiettivo la salvaguardia dei capitali dei loro clienti?
L'anno finanziario, che ormai volge al termine, non ha di certo dissipato le nubi che caratterizzano i mercati dalla seconda parte del 2007. I problemi strutturali che hanno scatenato la crisi finanziaria non sono di certo stati risolti, ci accompagnano tuttora (vedi Dubai e Grecia) e sicuramente torneranno a farsi sentire anche nel corso del 2010.
E' una scelta responsabile prepararsi adeguatamente a scenari quanto meno complessi e difficili. Lo Studio Andreoli & Taccuso vi può affiancare nella gestione dei Vostri capitali.

domenica 29 novembre 2009

CHE COSA FA IL CONSULENTE INDIPENDENTE E DI QUALI STRUMENTI SI AVVALE

Sicuramente quella del Consulente Finanziario Indipendente è una professione emergente. Certo non si può ancora dire che goda di una sovraesposizione mediatica, anche se  bisogna ammettere che ultimamente se ne parla abbastanza (non è questo il momento per indagare sui perché, anche se un’idea io l’avrei…). Tuttavia quando viene tirato in ballo sui  blog o sulla stampa specializzata, troppo spesso viene posto in contrapposizione al Promotore Finanziario. Non c’è certo da stupirsi se ciò avviene, in quanto molti professionisti che hanno aperto degli Studi di Consulenza  provengono proprio dalle Reti di promozione o comunque dalle Banche.  Tanto che tale professione è, più o meno giustamente, considerata come una normale evoluzione del Promotore o del Private Banker.
Di certo, e sono sicuro di interpretare il sentimento della maggioranza di essi,  i Consulenti Indipendenti sono parecchio infastiditi da tale contrapposizione e preferiscono smarcarsi anche e soprattutto da qualsiasi accostamento.
Sicuramente non si tratta di rinnegare il passato e neanche tanto di temere una confusione tra le due figure (spetta a ciascuno di loro spiegare ai clienti la differenza e spesso non ce n’è affatto bisogno), ma più semplicemente la questione sta in altri termini:  svolgono un altro mestiere, un mestiere talmente diverso da non poter essere confrontato.
Ciò non tanto e non solo a causa degli interessi le cui parti vengono tutelate (nessuno confonderebbe il ruolo dell’Avvocato con quella del Pubblico Ministero), ma sono proprio le attività svolte che non creano aree di reale sovrapposizione; prova ne è che nell’unico caso di “incrocio” tra le due professioni e cioè quella della gestione delle attività finanziarie (asset allocation),  in molte realtà, quotidianamente i C.F.I. cooperano con i P.F. senza grosse difficoltà  (perché mai il medico non dovrebbe collaborare con il farmacista?).
Del resto, strada facendo man mano che il lavoro si sviluppa, è molto più probabile che l’attività del Consulente Fee Only si incroci con quella del Commercialista piuttosto che con quella dell’Avvocato, oppure ancora di più con quella dell’Imprenditore e perchè no con quella del Segretario Comunale (!?).
Cerco di spiegarmi meglio. Se chiedessimo (io l’ho fatto) ad un C.F.I.  titolare di uno Studio avviato già da alcuni anni, di aprire la sua agenda, molto probabilmente (o almeno questo è il caso), ci si potrebbe trovare fissati una serie di appuntamenti con i seguenti interlocutori:

-  Sim scelta per l’incarico di effettuare il trading per conto di un gruppo di clienti (scopo del contatto via Skype è quello di approfondire alcune operazioni);
Banca 1 (scopo del contatto telefonico è quello di trattare la commissione sulla concessione degli affidamenti relativa alla linea di credito promiscuo);
Imprenditore A (scopo dell’appuntamento è quello di rendere conto delle condizioni di rinnovo delle linee di credito presso le varie Banche);
Commercialista X (scopo dell’appuntamento è quello di trovare un Istituto di Credito disposto a finanziare, a condizioni non troppo onerose, un progetto di start-up nel fotovoltaico);
Avvocato Y (scopo dell’appuntamento è quello di valutare la fattibilità di uno scudo fiscale per conto di un cliente comune);
-   Banca 2 (scopo del contatto è quello di concordare le modalità per reinvestire una grossa somma giacente su un rapporto fiduciario);
-   Imprenditore B (scopo dell’appuntamento è quello di valutare la possibilità di coprire con un’opzione cap il rischio tassi su un mutuo a tasso variabile);
-   Segretario Comunale Z  (scopo dell’appuntamento è quello di assumere l’incarico per disinnescare la mina derivati che una nota grande banca ha rifilato al Comune).

Si potrebbe continuare, basta sfogliare le pagine dell’agenda (tanto quell’agenda è la mia e non ci sono problemi), ma penso che  possa bastare per chiarire l’equivoco che non ha nessuna, ma proprio nessuna, ragione di esistere. Vi assicuro che molti C.F.I. hanno grande stima di molti P.F. , nel reciproco rispetto del rispettivo ruolo. Basta con questa diatriba: le due figure non svolgono un lavoro per certi versi simile e nemmeno diametralmente  opposto, ma svolgono un’attività completamente diversa.
Veniamo ora agli strumenti di cui il C.F.I. si avvale per svolgere la propria professione.  Innanzitutto bisogna disporre di una piattaforma software ad hoc per gestire le posizioni dei clienti, implementata con un database fruibile e completo. Ciò per effettuare le analisi di tutti gli strumenti e prodotti finanziario/assicurativi, nonchè previdenziali in essere.
Inoltre occorre scegliersi con cura gli altri fornitori di servizi come ad esempio una o più società di analisi, pure esse indipendenti, per la fornitura di analisi macro-economica e tecnica sia in chiave strategica che tattica. Opzionale la scelta di una o più Sim per il servizio di trading e la convenzione con una Banca on-line che disponga di un’ottima piattaforma per questo scopo, ma anche per poter sottoscrivere ad esempio, qualsiasi Fondo/Sicav (ovviamente senza commissioni di ingresso e con retrocessione all’investitore di un terzo della commissione di gestione).
A questo punto abbiamo tutto, anzi quasi tutto, mancano solo tre piccoli dettagli:

a) tanta, tanta preparazione;
b) tanta, tanta esperienza;
c) tanta, tanta voglia di lavorare con passione.

A qualcuno che fosse interessato a intraprendere questa professione (che promette un radioso futuro), consiglio di iniziare a concentrarsi sui tre dettagli.  Auguri.

Giuseppe Andreoli – Studio Andreoli & Taccuso – Mantova
gandreoli.ifa@gmail.com

venerdì 27 novembre 2009

BRUTTI SEGNALI DAI MERCATI


La seduta di oggi ha fatti capire forse per la prima volta, che il pressochè ininterrotto rialzo partito a Marzo, potrebbe essere giunto alla sua conclusione. Già qualche avvisaglia si era avuta nei giorni scorsi in cui la Borsa Italiana, aveva decisamente sottoperformato rispetto agli altri listini, sia europei che mondiali.
Ed oggi la "doccia fredda" generalizzata che non ha risparmiato nessuna Borsa.
Guardando il grafico del FTSE MIB, il nostro principale indice, notiamo che è tornato sui livelli di inizio novembre, che costituiscono un importante supporto; nello stesso tempo, poco sotto si trova anche la media mobile a 200 giorni che costituisce storicamente lo spartiacque tra il trend rialzista e quello ribassista. La sua violazione confermata nelle prossime sedute potrebbe riportare una marcata negatività. E' dunque estremamente importante monitorare i propri portafogli ed essere pronti ad intervenire con strumenti appropriati. Chiunque volesse consigli può contattarmi.... LA CONSULENZA INDIPENDENTE permette di usare anche strumenti che la Vostra banca mai vi consiglierà.....

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 18 novembre 2009

LA MADRE DI TUTTE LE BOLLE



I manuali di finanza ci hanno sempre insegnato che la regola numero uno di ogni risparmiatore è diversificare i propri investimenti. Questo perché le varie attività finanziarie normalmente si muovono in modo decorrelato, od in certi casi addirittura anticorrelato. Ad esempio l’oro, essendo considerato bene rifugio, si apprezzava in tutte le fasi di forte calo delle borse e viceversa. Da marzo in avanti queste “regole storiche” sono state sovvertite ed accade invece che salgano contemporaneamente tutte le attività rischiose quali azioni, oro, energia, petrolio, commodities varie.
Tutto questo è dovuto solo in parte al miglioramento dei fondamentali dell’economia ed  in gran parte al fenomeno chiamato carry trade. Esso si traduce nel prendere a prestito denaro in paesi con il tasso di interesse praticamente a zero (fino a qualche tempo fa accadevo per lo yen, ora per il dollaro Usa) ed investirlo in attività finanziarie denominate in valute più redditizie, che hanno cioè un tasso di rendimento più alto, (oggi tipicamente i paesi emergenti). Essendo una prassi ormai consolidata, questo determina dei movimenti molto forti tra le varie valute; il dollaro perde da mesi praticamente contro tutte le altre valute e chi si indebita in questa divisa non lo fa ad un tasso zero, ma addirittura negativo, in quanto rimborsa un debito ad un valore inferiore rispetto a quello a cui è stato contratto.
Così mentre l’economia reale dava solo timidi segnali di risveglio, alcune attività finanziarie sono letteralmente “volate”, grazie alle manovre espansive delle Autorità Centrali ed alla “politica dei tassi zero”. Ecco spiegato il motivo per cui le grandi Banche Americane hanno chiuso le trimestrali con utili record  o, per stare solo in casa nostra, nella sua ultima trimestrale Unicredit dichiara proventi da trading per la bellezza di 715 milioni, che salgono a 1,65 miliardi se si considera il bilancio da inizio gennaio. Banca Intesa nell’ultimo trimestre, da attività di trading ha guadagnato 447 milioni.
Ma le Autorità Monetarie e le Banche Centrali hanno portato i tassi a zero per far fare utili alle Banche con spericolate operazioni finanziarie o per aiutare gli imprenditori e le loro Aziende, vero motore dell’economia, ad uscire dalla peggior crisi della storia moderna?
Nouriel Roubini ha affermato nei giorni scorsi che si sta formando” la madre di tutte le bolle mondiali dei prezzi della attività con effetto leva”. E’ evidente che questo fenomeno non può continuare all’infinito: il dollaro prima o poi dovrà per forza smettere di scendere ed in quel momento, coloro che stanno speculando dovranno frettolosamente chiudere  tutte quelle operazioni aperte oggi a leva, spingendo questa volta al ribasso tutte le attività il cui valore oggi è palesemente gonfiato.
Probabilmente c’è ancora un po’ di tempo davanti a noi, perché difficilmente i tassi d’interesse saliranno a breve, ma preparatevi quindi, per tempo, ad assistere dopo l’esplosione della bolla della tecnologia e quella dei mutui cartolarizzati all’esplosione della madre di tutte le bolle finanziarie………

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli &  Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 11 novembre 2009

CONSULENZA: UN TERMINE ABUSATO!


In ambito finanziario la parola Consulenza è sicuramente tra le più usate, solo che nella maggior parte dei casi se ne fa un utilizzo improprio. Vediamo pertanto di fare un pò di chiarezza. L'introduzione della Direttiva Mifid ha reso l'attività di consulenza finanziaria un servizio di investimento, alla stregua della gestione di portafogli e della negoziazione. E' quindi un servizio altamente personalizzato, che per essere svolto in maniera ottimale richiede professionalità e competenza e non lascia spazio all'improvvisazione.
I soggetti che possono essere autorizzati allo svolgimento della consulenza sono Banche, Sim, Società di gestione; inoltre la Mifid ha introdotto una nuova figura, quella del Consulente Finanziario Indipendente.
Quest'ultimo può essere solamente una persona fisica, non può prestare alcun altro servizio d'investimento e deve possedere i requisiti di professionalità, onorabilità, indipendenza e patrimoniali stabiliti con regolamento del Ministro dell'Economia e delle Finanze.
Fare consulenza significa innanzitutto consigliare e non vuol dire vendere. Questo è il primo importante elemento di differenziazione. Occorre distinguere tra le varie figure professionali presenti attualmente sul mercato quali Promotori Finanziari, Intermediari Assicurativi, Agenti in attività finanziarie, Mediatori creditizi, Impiegati bancari e postali.Ognuna ha una propria dignità e specificità, ma comunque svolge attività differenti sul mercato.
Normalmente la maggior parte dei risparmiatori, anche per motivi di praticità, va nella banca sottocasa oppure dove c'è l'amico, il parente, il conoscente. Forse fino a qualche anno fa poteva essere una scelta saggia, ma negli ultimi anni il frequente turnover di personale ha reso poco praticabile la cosa. Oggi poi c'è soprattutto un altro problema che si chiama Budget!
I bancari sono costantemente pressati e vessati, come si evince anche dalle innumerevoli lettere di lamentela pubblicate sui giornali finanziari, dalle loro Direzioni Centrali o dal Capo Area di turno per rifilare vere e proprie "schifezze" ai loro clienti. Così allo sportello si piazzano prodotti come le Unit e le Index Linked, oppure gestioni patrimoniali, obbligazioni strutturate, con costi altissimi e molto penalizzanti per i loro sottoscrittori. Appare chiaro che in questi casi parlare di consulenza è veramente improprio, in quanto si tratta di mera vendita di prodotti.
Non consideriamo nemmeno ciò che viene consigliato in posta, dove gli addetti sono stati riqualificati rispetto alle loro mansioni originarie ed "istruiti" con dei corsi full immersion di un paio di giorni! Pertanto vi sconsiglio di prendere anche solo in considerazione l'idea di investire i Vostri risparmi allo sportello postale.
Poi abbiamo figure un pò più evolute come i Private Bankers a cui la Banca affida la gestione della clientela cosiddetta Vip, da 500mila euro in sù. Il risparmiatore viene ricevuto in strutture dedicate, con più riservatezza; a volte c'è la possibilità di scegliere tra una gamma di prodotti più ampia rispetto alla clientela retail, dove si rifilano solo i prodotti della casa, ma anche qui aldilà di un pò di fumo e di coreografia, spesso c'è poca sostanza, perchè anche in questo caso si fa sostanzialmente un collocamento di prodotti.
I risparmiatori più evoluti, come li definiscono le reti, vanno dal promotore finanziario, che è un agente di vendita che offre per conto di una Sim o di una Banca il servizio di consulenza in materia di investimenti. E' quindi chiaramente in conflitto d'interessi, non lavora per il cliente, ma per la banca, ovvero il soggetto che lo remunera. Il promotore vende un contratto di consulenza della sua mandante ed il cliente non è suo, ma della banca/sim per cui lavora, per cui quest'ultima può, in qualsiasi momento, sollevarlo dall'incarico ed assegnare la sua clientela ad un altro soggetto. Normalmente il promotore presta un'assistenza più continua e puntuale rispetto all'impiegato di banca che, essendo remunerato con uno stipendio fisso, è poco motivato ad effettuare un vero servizio di consulenza. Traendo il proprio sostentamento dal collocamento di prodotti, il promotore, in genere, tende a privilegiare strumenti di risparmio gestito come fondi, polizze assicurative o gestioni patrimoniali che assicurano maggiori ritorni (per lui) in termini economici. Così anche in fasi come quella attuale, caratterizzate da ritorni prossimi allo zero, si consigliano fondi monetari che hanno una sommatoria di costi (TER) superiore al rendimento atteso dello strumento sottostante......
Da un pò di tempo a questa parte, i risparmiatori possono avvalersi anche dei servizi del consulente finanziario indipendente (CFI). Questi è un libero professionista, come il commercialista o l'avvocato, che non vende prodotti per conto di nessuna società e trae la propria remunerazione esclusivamente dalla parcella pagata dal cliente.
L'attività del CFI si estrinseca in ambiti molto ampi ed anche eterogenei tra di loro (vedi sito www.nafop.org) che spaziano dalla gestione di patrimoni finanziari personali ed aziendali, alla consulenza aziendale, all'analisi di strumenti derivati ed arrivano sino al settore legale.
In tutti i casi all'inizio s'intraprende un intervento volto a ridurre tutti i costi inutili praticati dalle banche, arrivando se ciò non fosse possibile anche ad indicare intermediari alternativi, che possono offrire, a parità di qualiità del servizio, delle condizioni migliori e maggiore trasparenza. Ovviamente questo servizio non può essere offerto da una figura professionale legata ad una banca o ad una rete di vendita.
E' quindi del tutto evidente che il CFI è una figura molto diversa dagli altri operatori finanziari e quella che presta è una vera consulenza, senza alcun conflitto d'interesse.
Forse in Italia la gente non ha ancora la mentalità e l'abitudine di pagare la parcella in ambito finanziario, ma è solo questione di tempo. In ogni caso, già oggi, i risparmiatori pagano un conto ben più salato ed occulto, attraverso la sottoscrizione di prodotti che quando vabene sono opachi ed inefficienti (vogliamo ricordare il For You ed  il My Way, piuttosto che le polizze index con sottostanti le Lehman o le banche islandesi....solo per citare gli esempi più eclatanti?)
Un'ultima domanda: meglio avvalersi del supporto di un professionista "superpartes" che lavora nell'esclusivo interesse dei suoi clienti o di coloro che devono vendere prodotti perchè da essi trovano la fonte del proprio sostentamento? Ciascuno tiri le proprie conclusioni......

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

domenica 1 novembre 2009

Con l’Arbitro Bancario Finanziario una possibilità in più per i clienti delle banche!

L'Arbitro
Se avete avuto problemi con la Vostra Banca, o con lo sportello della Posta, ora avete una strada aggiuntiva per rivendicare i Vostri diritti. E’ stato infatti introdotto  l’Arbitrato Bancario Finanziario, una nuova procedura di risoluzione delle controversie che si svolgerà sotto il controllo della Banca d’Italia.
Sono soggetti alle decisioni dell’Arbitro le banche, gli intermediari iscritti negli elenchi previsti dal Testo unico bancario, gli istituti di moneta elettronica che operano in Italia, Poste italiane per le attività di Bancoposta e le banche e gli intermediari esteri che operano in Italia
E’ un sistema stragiudiziale che offre un’alternativa più semplice, rapida ed economica rispetto al ricorso al giudice. L’Arbitro è un organismo indipendente ed imparziale composto da cinque membri, di cui due nominati dalle associazioni dei consumatori e di categoria e tre dalla Banca d’Italia, che decide, in pochi mesi, chi ha ragione e chi ha torto. C’è, però, una procedura che i clienti devono rispettare: il reclamo alla banca é il primo passo; in caso di silenzio da parte della stessa o di risposta insufficiente, si può attivare il ricorso che puo’ avvenire via web, con posta elettronica certificata oppure per posta tradizionale, via fax o addirittura a mano.
Le decisioni non sono vincolanti come quelle del giudice, ma se l’intermediario non le rispetta, il suo inadempimento è reso pubblico e se il cliente non rimane soddisfatto della decisione dell’Arbitro può comunque rivolgersi al giudice.
L’Arbitro può decidere tutte le controversie che riguardano operazioni e servizi bancari e finanziari, come ad esempio i conti correnti, le carte di credito (anche revolving), i mutui, i prestiti personali fino a 100.000 euro, se il cliente chiede una somma di denaro; senza limiti di importo quando si chiede soltanto  di accertare diritti, obblighi e facoltà (ad esempio quando si lamenta la mancata consegna della documentazione di trasparenza o la mancata cancellazione di un’ipoteca dopo aver estinto un mutuo).
Non possono essere decise controversie che riguardano servizi ed attività di investimento quali la compravendita di azioni ed obbligazioni, od operazioni in strumenti derivati che sono di competenza del sistema di conciliazione ed arbitrato della Consob attraverso l’Ombudsman giurì bancario; e  nemmeno controversie di beni e servizi  quali il bene concesso in leasing o venduto mediante operazioni di credito al consumo, oppure le forniture connesse a operazioni di factoring.
Non possono essere ricomprese controversie relative ad operazioni o comportamenti anteriori al 1 gennaio 2007. Per presentare il ricorso basta versare un contributo spese di 20 euro, che viene rimborsato dall’intermediario se il ricorso è accolto.
Non si può ricorrere se è pendente una causa o un altro tipo di conciliazione. Se sarà proposta una class action, l’arbitrato è escluso se il consumatore o utente aderisce all’azione collettiva.
Dato che per il ricorso all’Arbitro non è necessaria l’assistenza di un avvocato, il cliente può essere adeguatamente assistito da un consulente indipendente, con notevole risparmio di costi ed un’assistenza tecnica più completa e puntuale.
Alla base del nuovo organismo vi è un intento semplificativo del rapporto banca-cliente soprattutto in relazione al restringimento di tempi e costi per la soluzioni delle varie questioni. Tra la domanda del risparmiatore e la decisione non dovranno passare più di sei mesi. Una vera rivoluzione se si pensa ai tempi della giustizia civile.

Fabrizio Taccuso – Studio Andreoli & Taccuso - Mantova 
fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 28 ottobre 2009

AFFRONTARE I MERCATI CON UN APPROCCIO NUOVO



Il calo di oggi porta a sei il numero di sedute consecutive al ribasso dei listini azionari. Ovviamente i soliti “soloni della finanza”, gli stessi che fino a pochi giorni fa davano target ambiziosi per le borse, si sono subito affrettati a rivedere i loro giudizi e ad affermare che il calo era ampiamente preventivabile, che il mercato aveva corso troppo e che i dati macroeconomici che continuano ad uscire sono negativi e giustificano ampiamente un calo dei mercati.
Ma cos’è cambiato dalla scorsa settimana? Praticamente nulla! La liquidità sui mercati, l’unico vero motore del formidabile rialzo partito da marzo ad oggi, era e rimane abbondante, così come ahime rimangono molti e di difficile soluzione i problemi che attanagliano le principali economie mondiali.
Probabilmente la correzione non è ancora terminata, c’è ancora spazio per scendere un po’, dopo di che, salvo imprevisti, il mercato dovrebbe ripartire al rialzo e segnare nuovi massimi relativi a cavallo di fine anno.
Quello che però in questa sede vorrei evidenziare, affinchè porti i nostri lettori a fare una seria riflessione, è un discorso più ampio, che prescinde dall’andamento momentaneo dei mercati finanziari.
Normalmente tutti noi siamo portati a focalizzare l’attenzione sulla performance e sulle previsioni di come andranno i mercati. Del resto siamo cresciuti prima col Totocalcio e poi con il Superenalotto ed il Gratta e Vinci….. quindi è normale che molti ripongano fiducia nella dea bendata! Ma in finanza non esistono scorciatoie e se a tutti è capitato prima o poi di azzeccare un’operazione o un investimento particolarmente fortunati, è molto più difficile, se non impossibile, ottenere buoni risultati con costanza e regolarità, se non si dispone di un buon metodo e se si incorre spesso negli errori tipici della finanza comportamentale.
Gli stessi operatori finanziari devono spingervi a concentrarvi sui prodotti e sui mercati perché devono vendervi il fondo alla moda, la gestione più performante, la piattaforma di trading più evoluta od il sistema di trading più sofisticato. Niente di più sbagliato come approccio!
E’ ormai provato che non esistono guru, teorie o prodotti buoni per tutte le stagioni e per tutte le fasi dei mercati. E allora diventa fondamentale per chi non ha le competenze ed il tempo necessari per dedicarsi tempo pieno alla finanza, essere supportati da professionisti seri, non coinvolti emotivamente e senza conflitti d’interesse, che mettono al primo posto la conoscenza della persona, delle sue necessità e dei suoi bisogni veri, e solo più tardi, quando i bisogni sono stati individuati con chiarezza, la ricerca dei prodotti più adatti a soddisfare gli stessi.
Questa persona è il Financial Planner o Pianificatore, un professionista che non vende prodotti, che mette in guardia i suoi clienti dalle trappole commerciali, li assiste nelle trattative con gli intermediari per tutta la durata dell’investimento ed in tutte le situazioni di mercato, aiutandolo ad evitare di compiere scelte guidate esclusivamente dall’avidità, dalla paura e dall’emotività.
Il Pianificatore supporta il cliente nelle scelte non solo di carattere finanziario ma anche previdenziale, assicurativo e fiscale. Oppure l’aiuta nella gestione del debito: tutto questo non per fare miracoli, ma per indurre riflessioni sui comportamenti e su come, frequentemente, le scelte non siano guidate da una completa razionalità.
In pratica si occupa della persona e delle sue vere esigenze prima che dei numeri e questo nel tempo fa davvero la differenza rispetto a chi vi propone delle scorciatoie che molto spesso si rivelano inutili e dannose!

Fabrizio Taccuso – Studio Andreoli & Taccuso – Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

giovedì 22 ottobre 2009

Ha senso sottoscrivere polizze assicurative ramo vita?

I prodotti bancario-assicurativi, o polizze appartenenti al cosiddetto “Ramo Vita”, specialmente negli ultimi 10 anni, hanno ottenuto senza dubbio un notevole  successo di vendita.  Ciò è dovuto principalmente a due motivi: da una parte (quella degli intermediari), rappresenta una fonte di business senza paragoni a tutti i livelli (dalle società prodotto a scendere fino alla distribuzione); dall’altra (quella dei risparmiatori) permette di prendere posizione su mercati rischiosi, promettendo di corrispondere il rendimento di un paniere di titoli o indici (Index Linked) o di una selezione di fondi comuni d’investimento (Unit Linked), senza per questo rischiare alcunché, in quanto il capitale viene comunque garantito alla scadenza. Purtroppo, ogni tanto, quest’ultima affermazione viene messa,  in discussione per due ordini di circostanze diverse:
a)  alcune polizze, vendute  a migliaia di risparmiatori, erano garantite da soggetti finiti in default  (Lehman, Banche islandesi) e pertanto si è venuto a creare un contenzioso con le banche collocatrici;
b)  altre polizze di tipo Unit Linked, sin dall’origine, non prevedono affatto la garanzia del capitale (salvo, a volte, in caso di morte dell’assicurato) e pertanto devono essere assimilate a vere e proprie gestioni patrimoniali, con un soggetto in più, la Compagnia Assicurativa che lucra un ulteriore 3-3,5% annuo (oltre alla Sgr che gestisce i Fondi).
Da questa introduzione è facile desumere che, in linea di massima, con poche eccezioni  (es. le Polizze Vita emesse qualche anno fa con Gestione Separata al tasso tecnico del 3-4% e con consolidamento dei proventi),  i  Consulenti Indipendenti Fee Only consigliano ai loro clienti di stare accuratamente alla larga da questo genere di prodotti.
I motivi di tale idiosincrasia rispetto alle polizze suddette, sono quindi legati principalmente alla struttura dei costi e quindi alla totale inefficienza  per il cliente, mentre il “valore aggiunto” è solo a favore della controparte.  Spesso infatti  la somma dei costi supera il rendimento statistico atteso dalla struttura finanziaria che ci sta dietro.  Ma non solo.
In generale, quando una rete bancaria o un promotore, il cui mestiere è collocare prodotti, propongono una polizza, o qualsiasi altro prodotto finanziario/assicurativo, è opportuno porsi pochi ma essenziali quesiti:
1)  rispondono a un reale nostro bisogno? (quindi prima è necessario individuarli questi bisogni)
2)  abbiamo ben compreso le caratteristiche e la struttura finanziaria sottostante, oppure è così complessa e macchinosa da risultare incomprensibile?;
3)  il prospetto informativo (non la scheda sintetica) è stato attentamente letto, in modo da avere ben chiaro quanto ci viene a costare a livello di caricamenti impliciti, di costi di gestione della scatola (polizza) e delle scatole “cinesi” in essa contenute?  (non di rado possono costare il 4% e più annuo);
4)  come mai le polizze pure (non miste) del “Ramo Danni”  a cui molti sarebbero veramente interessati (visto che permettono di trasferire sulla Compagnia un rischio che non potremmo permetterci di tenere sulle nostre spalle) non vengono proposte da nessuno, mentre  veniamo continuamente “stimolati” a sottoscrivere un qualcos’altro (Ramo Vita) di cui non sentiamo affatto il bisogno?  Il motivo è presto detto: essendo ad alto contenuto finanziario, oltre a non garantire nessuna interessante prestazione assicurativa e tanto meno previdenziale, non possono risultare competitive sul piano del rapporto costo/opportunità  con altri strumenti finanziari ben più efficienti, come i Certificati, quotati sul mercato Sedex, che offrono strutture simili (capitale garantito)  ma costano molto meno. Oppure al mix obbligazione zero coupon ed etf azionari. Ma ovviamente nessuno li propone!
Ecco, se il risparmiatore riesce a darsi compiutamente tutte queste risposte, probabilmente non ha bisogno di un Consulente Indipendente. Viceversa, nel caso in cui dovesse emergere qualche criticità, beh, forse vale la pena pagare la parcella. Anche perché l’ammontare di questa risulta sempre decisamente inferiore rispetto al costo “occulto” che il risparmiatore sosterrebbe, senza esserne consapevole, mettendo una firmetta con troppa leggerezza.

Giuseppe Andreoli – Studio Andreoli & Taccuso – Mantova
gandreoli.ifa@gmail.com

domenica 11 ottobre 2009

SETTIMANA DELL'INVESTITORE: UN'IMPORTANTE OPPORTUNITA' DA COGLIERE!

In uno scenario in cui la Banca ha perso ormai da tempo la sua importante funzione storica e sociale, il risparmiatore è spesso disorientato nelle sue scelte finanziarie più importanti. Si trova davanti al bivio se continuare a sottoscrivere pedissequamente tutto ciò che gli viene proposto allo sportello dall’impiegato di turno, sperando di non incappare in qualche “disgrazia”, oppure informarsi e cercare soluzioni alternative.
La Settimana dell’investitore, che si svolgerà fino al 18 di ottobre, in tal senso rappresenta un’importante opportunità per i risparmiatori, ma in generale un po’ per tutti gli operatori economici, di conoscere un modo nuovo e diverso di fare consulenza.
Se all’estero, nei paesi finanziariamente più evoluti, il consulente finanziario “fee only” è ormai un attore affermato del mercato, al pari del commercialista o dell’avvocato, da noi è ancora una figura poco conosciuta. Aldilà delle caratteristiche, che chiunque ne sia interessato può facilmente leggere nell’apposito sito www.nafop.org, credo che l’importanza del suo ruolo consista, principalmente, nell’essere il gestore della relazione con il proprio cliente, colui che lo guida ed orienta nelle scelte d’investimento.
Il consulente finanziario indipendente, essendo slegato dalla vendita di prodotti e quindi dal budget, è colui che meglio di ogni altro è in grado, oltre che di capire le effettive esigenze finanziarie dei suoi clienti, di soddisfarle con soluzioni personalizzate e mirate a raggiungere i vari obiettivi.
In questo senso infatti la Mifid si è rivelata un fallimento, ed è stata una grossa occasione persa dalle Banche, in quanto nella pratica è stata interpretata soltanto come un aggravio burocratico, con tonnellate di carta da far firmare; gli stessi questionari per la profilatura sono stati spesso “aggiustati” per poter continuare a collocare i soliti prodotti da budget (polizze index, obbligazioni strutturate, fondi comuni, gestioni patrimoniali).
Così dopo che gli è stato venduto il prodotto, il cliente viene lasciato quasi sempre a se stesso, senza un’ adeguata assistenza post vendita e senza che venga monitorata l’evoluzione dei suoi bisogni nel tempo.
Ecco un altro vero plus della consulenza indipendente, un professionista che sia anche un buon psicologo, che affianchi e supporti il cliente nei momenti difficile dei mercati e razionalizzi le sue scelte, per evitare di incorrere negli errori tipici della finanza comportamentale.
Anche in questo senso l’industria finanziaria in questi anni non ha di certo aiutato; sapendo che la propensione al rischio dei risparmiatori cambia drasticamente a seconda degli andamenti dei mercati, l’offerta si è sempre rivelata pro-ciclica, vendendo i prodotti rischiosi quando i mercati sono alti (vedi fondi azionari tecnologici e sulle tlc nel 2000) e viceversa i prodotti a basso rischio (polizze a capitale garantito) quando i mercati sono sui minimi. E’ del tutto evidente che così facendo si continuerà a bruciare ricchezza.
Ecco quindi tutta una serie di validi motivi affinchè in questi giorni tutti possano, gratuitamente, valutare e conoscere un’alternativa nuova, che dia più valore ed attenzione agli interessi dei risparmiatori e delle aziende e che nei paesi finanziari più evoluti ha già riscontrato notevole successo.

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

domenica 4 ottobre 2009

10-18 OTTOBRE: LA SETTIMANA DELL'INVESTITORE

Lo Studio Andreoli & Taccuso parteciperà come associato Nafop all'importante iniziativa che si svolgerà in tutta Italia dal 10 al 18 Ottobre chiamata "la Settimana dell'Investitore". E' la prima edizione e durante questo periodo saremo a Vostra disposizione GRATUITAMENTE per analizzare i Vostri portafogli ed i prodotti che la Vostra banca, la posta, l'assicuratore o il promotore finanziario vi hanno proposto in conflitto d'interesse.
Sono sicuro che sarà un'ottima opportunità per qualunque risparmiatore per capire se ciò che gli è stato "consigliato" è davvero funzionale alle sue esigenze finanziarie ed ai suoi obbiettivi d'investimento.
Dal 12 al 16 di Ottobre saremo inoltre a disposizione, su prenotazione, anche per appuntamenti riservati e personalizzati per esaminare le problematiche legate allo Scudo Fiscale Ter ed al reinvestimento efficiente dei capitali rimpatriati.
Infine Sabato 17 Ottobre, alle ore 10, al Circolo la Rovere di Mantova, in via Giulio Romano 22 ci sarà un importante Convegno in collaborazione con lo Studio di Consulenza del Lavoro Baldassari dal titolo:
"La Consulenza Finanziaria Indipendente: come evitare i costi ed i prodotti inutili delle banche"
"Pensione: Quale futuro? Pianificare per evitare tristi sorprese".
Al termine Aperitivo nel corso del quale i partecipanti potranno intrattenersi con i relatori per approfondire ulteriormente le tematiche trattate nel corso del Convegno.
Dati i posti limitati e l'affluenza prevista è gradita la prenotazione al numero 346/3849424 o all'indirizzo mail fabrizio.taccuso@alice.it

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

giovedì 1 ottobre 2009

SCUDO FISCALE...L'ENNESIMO REGALO ALLE BANCHE?


Mentre Tremonti spara l'ennesima bordata alle banche,  facendosi passare, di facciata, come il  paladino degli interessi dei risparmiatori, in realtà con lo scudo fiscale fa l'ennesimo regalo agli istituti di credito.
Lo SCUDO TER permetterà infatti alle banche di aumentare notevolmente le masse gestite e di ottenere entrate straordinarie, applicando commissioni sulle pratiche relative al rimpatrio dei capitali.
Tutti gli istituti di credito hanno allertato i loro private bankers e speciali task force per cercare di accaparrarsi  quanto più possibile le somme che gli italiani decideranno di rimpatriare.
Un consiglio è d'obbligo a chi deciderà di scudare i propri capitali: non fatevi "intortare" dai consulenti delle banche, che in questo periodo vi sono misteriosamente diventati più amici del solito!
Non fatevi rifilare i soliti prodotti bidone!
Oggi potete avvalervi di professionisti esperti e superpartes che vi possono supportare e consigliare al meglio nel Vostro esclusivo interesse e soprattutto vi permettono di risparmiare un sacco di soldi, che altrimenti paghereste inutilmente!

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

martedì 29 settembre 2009

ALZATE LE ANTENNE!

L'importante dato di oggi relativo alla fiducia dei consumatori ha segnato un deciso calo! A fronte di una previsione a 57 il dato effettivo è risultato pari a 53,1. Evidentemente i cittadini americani temono che la ripresa non sia così veloce come sembrerebbe a prima vista.


E' sempre più netta la dicotomia tra andamento dei mercati azionari e quello dell'economia reale.
A dati macroeconomici non certo brillanti, fa da contraltare il rialzo dei listini azionari che ritracciano massimo per un paio di sedute  prima di ripartire nuovamente al rialzo.
Non si vuole essere pessimisti ad ogni costo, il trend delle borse è evidentemente rialzista, non ci sono dubbi; ma quando l'andamento tra economia reale e finanza è del tutto scorrelato, è chiaro che prima o poi i nodi vengono al pettine. E ad oggi i segnali di ripresa economica sono molto flebili!  Tenete alzate le antenne!

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 23 settembre 2009

BANCHE ITALIANE: LE PIU’ CARE E LE MENO TRASPARENTI!

Da un’analisi della Commissione Europea risulta che le banche italiane sono le più care d’Europa.
I correntisti italiani pagano mediamente 253 euro all’anno per un conto corrente, mentre negli altri paesi europei il costo annuo per la gestione ammonta a 58 euro in Belgio, 82 in Irlanda, 89 in Germania, 103 in Gran Bretagna, 154 in Francia. Addirittura in certi casi per i cosiddetti “grandi utilizzatori” si arriva a delle punte anche di 831 euro all’anno.
Ovviamente questi dati si riferiscono ai conti dei privati; per quanto riguarda i conti aziendali i costi lievitano decisamente.
Al primato dei costi si abbina un altro fattore  non certo positivo; sempre secondo la stessa commissione europea  le nostre banche sono le meno trasparenti nel  66% dei casi analizzati. Le informazioni riportate dalle stesse nei loro siti web risultano largamente incomplete e non permettono ai cittadini di effettuare confronti con gli altri istituti.
Se consideriamo che queste  due criticità riguardano il servizio base per eccellenza, a basso valore aggiunto, si capiscono poi meglio le difficoltà che i risparmiatori incontrano nel momento in cui devono valutare la convenienza e l’adeguatezza di  prodotti più sofisticati, sia nel campo degli investimenti che nel campo dei finanziamenti.
Considerando i vari scandali finanziari degli ultimi anni  ed il fatto che  l’educazione finanziaria in Italia è totalmente assente per tutta la durata della scuola dell’obbligo, non è forse il caso per i correntisti di avvalersi di professionisti che li tutelino meglio nelle scelte finanziarie più importanti?

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova

sabato 12 settembre 2009

SCUDO FISCALE...... PERCHE’ CONVIENE ADERIRE

Se siete tra coloro che si sono limitati ad “autoridursi” la pressione fiscale attraverso la creazione di “black”, prudentemente e gelosamente custodito presso una banca estera, è giunto il momento di fare qualche riflessione.
E’ vero che ultimamente sulla stampa è stato fatto un certo allarmismo, a volte sconfinante in terrorismo psicologico, per convincervi a cedere; ma è anche vero che ci sono stati dei casi di “scoperchiamento del pentolone” che non possono essere ignorati. Mi riferisco al caso Liechtenstein /fisco tedesco e, più recentemente, al caso UBS/fisco americano.
Quindi la caccia ai paradisi fiscali ha fatto oggi le prime 'vittime' ed in Svizzera continua ad aumentare la pressione sul segreto bancario.
Ultimamente il Liechtenstein si è detto pronto a collaborare in materia di evasione e frode fiscale; poco dopo anche Andorra e Belgio hanno annunciato di voler allentare il proprio segreto bancario. Per il momento dalla confederazione elvetica giungono reazioni alquanto prudenti, anche se il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha ammesso che "la situazione potrebbe complicarsi", in vista della scadenza del trattato del 2010.
A questo punto occorre aprire anche una parentesi di tipo prettamente finanziario, perché l’esperienza dice che la cosa non è affatto scontata. Sappiamo bene che ci sono delle resistenze circa il presunto maggior grado di sicurezza che avrebbero i fondi detenuti fuori dal nostro paese il cui rating non è certo da tripla A. Allora, per quanto banale, occorre specificare che la sicurezza si riferisce esclusivamente agli strumenti finanziari in cui sono investiti i fondi, indipendentemente dal paese che li detiene (è più sicuro un titolo di stato svizzero in un deposito italiano o un titolo islandese o italiano in un deposito svizzero?) E chi l’ha detto che la Svizzera è più solvibile dell’Italia? Il rating? E chi lo rilascia? Gli stessi che hanno attribuito la tripla A a Lehman?
Un altro aspetto importante da considerare è che il rimpatrio costa il 5% dell’ammontare rimpatriato, ma è anche vero che il capitale investito all’estero è quasi sempre soggetto a costi di gestione esorbitanti e poco trasparenti.
Il nostro Studio è in grado di fare un’analisi accurata ed approfondita delle Vostre posizioni all’estero, valutando gli strumenti in cui le somme sono attualmente investite e soprattutto consigliandovi il modo migliore per poter procede al rimpatrio.
Attenzione però a non cadere dalla padella alla brace: le banche italiane che hanno intravisto il business (si stima infatti che l’ammontare dei capitali illecitamente esportati nei forzieri delle banche estere a tutt’oggi sia di 550 miliardi di euro) sono già pronte a proporre i soliti strumenti inefficienti da budget: fondi, gestioni, polizze index.....
Anche in questa importante fase di riallocazione del Vostro patrimonio, siamo in grado di assisterVi per il meglio sulla base delle Vostre esigenze finanziarie, con un’adeguata e completa pianificazione finanziaria.
Conclusione: in considerazione del clima da “caccia alle streghe” che si sta instaurando, della non certo esagerata “tangente” richiesta per ottenere il colpo di spugna, ma soprattutto considerata la contestuale estinzione dei reati commessi a monte, come quello classico di omessa o infedele dichiarazione (se di altro si tratta, meglio riconsiderare la faccenda), tutto ciò premesso chi ve lo fa fare di perdere (anche) questa occasione? Ne va della tranquillità dei vostri sogni. Quanto vale questa tranquillità? Di più o di meno del 5%?

Studio Andreoli & Taccuso – Mantova – mercatoliberomantova@gmail.com

domenica 6 settembre 2009

E’ SOSTENIBILE A LUNGO L’ATTUALE RIPRESA DEI MERCATI?


Osservando i grafici dei principali listini azionari da marzo ad oggi sembrerebbe di essere all’inizio di un nuovo boom; le borse continuano imperterrite a salire ed il principale elemento di debolezza che aveva causato la crisi, cioè le banche, macinano profitti grazie agli aiuti che governi e Banche centrali hanno garantito finora e metteranno a disposizione anche nelle prossime settimane.
Ma ai più attenti non può non venire qualche dubbio se si inquadra il contesto attuale in una prospettiva più ampia.
I massicci interventi governativi sembrano essere finiti quasi esclusivamente nelle tasche dei finanzieri, aumentando significativamente il debito pubblico nelle economie avanzate, senza effetti sensibili sui conti, sulla produzione o sull'occupazione.
I grandi player della finanza hanno incamerato gran parte dei fondi destinati al “salvataggio” dell'economia, senza mutare sostanzialmente i loro comportamenti. Le alchimie contabili, ormai note, hanno addirittura permesso ai grandi manager di lucrare compensi superiori a quelli degli anni passati. Un successo ottenuto socializzando parte delle perdite e investendo gli aiuti governativi in operazioni spericolate che, invece di ridurre il rischio sistemico, lo stanno aumentando.
Alcune banche come Goldman Sachs hanno addirittura cambiato le proprie regole contabili, “eliminando” tout court il disastroso dicembre 2008 ed annunciando profitti puramente teorici, che ingrasseranno il management, ma non gli azionisti e nemmeno l'azienda nel lungo periodo.
Altri hanno approfittato della possibilità concessa dal governo americano di taroccare i bilanci valorizzando titoli spazzatura come se fossero buoni. Citigroup salvata dal governo e ora di fatto di proprietà pubblica, conserva oltre 83 miliardi di dollari di asset, del valore reale attualmente prossimo allo zero, parcheggiati in una speciale voce contabile.
Non potendo materialmente riempire i buchi, il governo americano ha infatti offerto a banche e finanziarie la possibilità di coprirli virtualmente, assegnando valori di fantasia a robaccia priva di valore, in attesa di tempi migliori; una soluzione che ha le gambe corte e che sta già rivelando i suoi limiti. In tanti ora si augurano una spirale inflazionistica che deprezzerebbe il valore reale dei debiti, per nulla preoccupati dalle conseguenze devastanti che potrebbe avere per intere popolazioni.
E’ del tutto evidente che l’unico modo per far ripartire in maniera sana e duratura l’economia mondiale sarebbe la ripresa dell’erogazione del credito alle imprese ed il sostegno dei consumi, invece la finanza mondiale va nella direzione opposta, incamerando i finanziamenti pubblici per coprire le perdite pregresse e per retribuire lautamente i maghi della finanza.
Il tutto mentre i consumi mondiali continuano a diminuire ovunque e, solo negli Usa dall’inizio della recessione ad oggi sono stati persi 7,4 milioni di posti di lavoro. I mass media evidenziano solo dati parziali che raccontano di minimi aumenti calcolati su dati che erano già sprofondati nel baratro; del resto la grande crisi del '29, alla quale si paragona l'attuale, durò anni e non lo spazio di qualche quadrimestre, come commentatori prezzolati dai politici cercano di farci credere oggi, annunciando ormai da mesi l'arrivo della ripresa.
Negli ultimi mesi tanti risparmiatori hanno partecipato al banchetto delle Borse, ma è quanto mai doveroso ed opportuno da parte di chi, come me, si occupa della gestione e della pianificazione dei risparmi metterli in guardia da questo assai critico contesto internazionale.
Un’ultima considerazione mi sorge spontanea: cosa succederà quando terminerà il fiume di liquidità che i governi stanno iniettando sui mercati?

Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova

fabrizio.taccuso@alice.it

giovedì 27 agosto 2009

150.000.000 E ORA CHE NE FACCIO?


Poiché diverse persone baciate in passato dalla Dea bendata hanno finito per essere travolte dalla fortuna, a causa dell’incapacità di saperla gestire, sarebbe quanto mai opportuno imparare dagli errori altrui per evitare di ripeterli.
Tassativo ed ineludibile quanto segue:
-- Rivolgersi ad un professionista (una volta era il notaio o l’avvocato) per la riscossione, in modo tale da aver garantita la privacy;
-- Rivolgersi ad un professionista per la costituzione di un trust in modo tale da blindare il patrimonio (finanziario, immobiliare) e renderlo inattaccabile da chicchessia.
Queste due figure, oggi, possono essere ricoperte entrambe dal consulente finanziario indipendente che, da quel momento in poi, diventerà l’unico riferimento, sollevando il fortunato vincitore da qualsiasi incombenza di carattere finanziario e non, permettendogli di godersi la sua fortuna.
Una vincita del genere rende superflua o addirittura inopportuna qualsiasi pianificazione (viceversa consigliatissima a tutti gli altri meno fortunati), dal momento che per sperperare tale somma non basterebbero tre generazioni.
Una volta risolti i problemi di cui sopra, consigliamo di privilegiare altri aspetti della vita molto più ameni ……….. ma non spetta certo a noi indicare quante auto fuoriserie mettere in garage, quante case di villeggiatura inserire nella società immobiliare, di quante “escort” (o gigolò se la fortunata è una lei) circondarsi……….
Per quanto concerna la suddivisione della vincita, mai come in un caso come questo, vengono destituite di fondamento le canoniche percentuali di suddivisione degli asset. Se ad esempio in situazioni normali è ragionevole ritenere che gli immobili abbiano un peso intorno al 50% rispetto alla ricchezza complessiva, nella fattispecie risulta evidente che 75 mln di euro investiti in immobili complicherebbero terribilmente la vita, anziché semplificarla.
Molto meglio allocare gran parte della somma in obbligazioni governative e sovranazionali, a massima sicurezza, con lo schema classico di diversificazione (fisso, variabile, indicizzato) e su scadenze varie da tre mesi a 30 anni. Forse risulterebbe addirittura superfluo prendere in considerazione la parte azionaria.
Va anche detto che in tempi bui come questi, in cui non mancano le Cassandre che prevedono scenari apocalittici, potrebbe essere saggio detenere in qualche cassetta di sicurezza almeno un 5% in lingotti d’oro e altrettanto in banconote delle principali divise……. non si sa mai…
Dal momento che la ricchezza può fare molto, ma non può certo ambire a dischiudere il senso della vita (ovviamente dipende dalla sensibilità individuale, oltre che dalle proprie convinzioni etiche e morali), perché non costituire una fondazione che si occupi di filantropia…….
Visto che è più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che un ricco vada in paradiso, in questo modo, per chi ci crede, si potrebbe tentare di infrangere la regola……….

Studio Andreoli & Taccuso – Mantova – fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 19 agosto 2009

RIMETTI ORDINE NEI TUOI INVESTIMENTI


Ora che le ferie volgono al termine e tutti siamo più rilassati e ritemprati, è quanto mai opportuno controllare gli investimenti presso la Banca o il promotore di fiducia.
I mercati hanno vissuto in questo periodo una fase di luna di miele in cui tutto è salito, dall'azionario, all'obbligazionario, alle materie prime.
Ma siete cosi' sicuri che tutto sia sostenibile a medio e lungo termine?
Lo Studio di Consulenza Finanziaria Indipendente Andreoli & Taccuso e Mercato Libero sono a Vostra disposizione per fare un check up serio ed approfondito di tutto ciò che la vostra banca vi ha venduto in conflitto d'interessi.
Cerchiamo di evitare altri casi come il My Way, il For You, le index linked con sottostanti le obbligazioni Lehmann o quelle dell'Islanda.
Troppo spesso le banche vi vendono gestioni patrimonali e fondi del tutto inefficienti che non portano alcun valore aggiunto, anzi.....
La nostra pluriennale esperienza Vi eviterà prodotti spazzatura e soprattutto Vi garantirà un'assistenza costante e continua che solo chi è indipendente e slegato da interessi di bottega puo' assicurare.
Il nostro Studio può assisterVi in tutte le problematiche di tipo finanziario, assicurativo e previdenziale e fornire una pianificazione completa per tutte le esigenze.
Utilizzare strumenti efficienti permette, nel tempo, di ottenere maggiori rendimenti ed un notevole risparmio di costi......

FABRIZIO TACCUSO - STUDIO ANDREOLI & TACCUSO - MANTOVA

fabrizio.taccuso@alice.it

domenica 16 agosto 2009

IL RALLY ESTIVO COMINCIA AD AVERE IL FIATO CORTO!



Si è chiusa sui mercati azionari la quinta settimana consecutiva di rialzi, con 18 sedute su 25 chiuse in positivo e solo 6 in negativo.
La chiusura negativa di venerdi' ci induce a pensare che il rally estivo sia giunto quasi al termine e, pur non escludendo qualche ulteriore e frazionale rialzo, siamo dell'idea che i mercati necessitino di una salutare correzione.
Se andiamo a guardare i dati macroeconomici usciti in settimana negli Usa, questa seconda gamba di rialzo partita il 13 di luglio appare quanto mai sospetta.
Il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori reso noto dall'Univesità del Michigan venerdì è risultato in calo a 63,2 dai 66 del mese di luglio, deludendo ampiamente le aspettative della comunità finanziaria che, viceversa, si aspettava un rialzo e tornando ai livelli minimi di marzo.
Il dato sull'inflazione, o meglio della deflazione, è salito a 2,1% contro una previsione del 1,9% e questo fa temere una frenata dei consumi che necessariamente frenerebbe la ripresa dell'economia a stelle e strisce.
Aggiungiamo a tutto questo il fallimento di Colonial, il sesto crack bancario della storia americana in ordine di grandezza.
Il timore è che tutto questo enorme pacchetto di stimoli e le pesantissime cure da cavallo messe in campo che hanno drogato i mercati finanziari possano non essere sufficienti.
In uno scenario come questo è di fondamentale importanza alzare il livello di guardia e monitorare costantemente i propri portafogli.
Tutto questo attraverso l'applicazione di take profit e stop loss rigidi, per evitare repentine e tutt'altro che improbabili correzioni dei mercati azionari e di pregiudicare il notevole rimbalzo avvenuto da marzo ad oggi.

FABRIZIO TACCUSO - STUDIO ANDREOLI & TACCUSO - MANTOVA

fabrizio.taccuso@alice.it

mercoledì 5 agosto 2009

IL LUPO PERDE IL PELO....MA NON IL VIZIO


Con il recupero dei mercati finanziari si tornano a leggere sui giornali le lamentele dei bancari, vessati dai budget imposti loro dalle Direzioni Centrali. E’ proprio vero….. il lupo perde il pelo ma non il vizio….. Deve essere davvero triste proporre ad ignari risparmiatori prodotti che si sa già in partenza si riveleranno delle fregature…..
Da un punto di vista dell’immagine le Banche hanno cercato di fare molto, prima Patti Chiari dopo i crack Cirio, Parmalat ed Argentina; poi si pensava che il recepimento della Direttiva Mifid portasse ad un radicale cambiamento nel rapporto con i risparmiatori…
Ovviamente ai buoni propositi, di facciata, non sono seguiti i fatti, perchè non è cambiato proprio nulla; la montagna di carta fatta firmare ai clienti durante la loro profilatura è stata solo un’incombenza da espletare, un proforma, piuttosto che un’occasione per cercare di fare veramente consulenza.
Ma è sin troppo evidente che gli obiettivi di medio e lungo termine dei clienti sono in palese contrasto con gli obiettivi di breve termine delle banche……
Cosi’ appena è passato il picco della crisi si è tornato a fare ciò che si faceva prima, cioè “piazzare” prodotti per soddisfare l’avidità di manager che pressano costantemente, per raggiungere obiettivi definiti da loro stessi sfidanti!
Nei giorni scorsi mi è capitato di accompagnare in banca clienti da me seguiti e di verificare ancora una volta che la qualità del servizio erogato è sempre più scadente. Al cliente non viene chiesto nulla sulle sue esigenze finanziarie, la frase di rito di solito è “abbiamo in collocamento delle nostre obbligazioni “….. Non importa proprio che rispondano agli obiettivi del risparmiatore, è del tutto irrilevante per loro. E praticamente sempre si rivelano per i clienti meno convenienti di un banalissimo titolo di stato.
A tutti, indistintamente, vengono proposte le stesse cose, addirittura ad un’anziana signora di 84 anni una giovane impiegata del primo gruppo italiano ha avuto il “coraggio” di proporre una index linked a sei anni, con la motivazione “signora stia tranquilla il capitale è garantito….”
Non credo ci sia da sorprendersi più di tanto, finchè gli unici corsi di formazione agli sportellisti sono basati sulle tecniche di relazione e le tecniche di marketing non ci saranno delle grandi aspettative di miglioramento sulla qualità del servizio erogato dalle banche.
Ma i risparmiatori più avveduti e consapevoli oggi hanno una possibilità di scelta in più…....

FABRIZIO TACCUSO - STUDIO ANDREOLI & TACCUSO - MANTOVA

fabrizio.taccuso@alice.it

venerdì 17 luglio 2009

I conflitti d’interesse nel campo bancario/assicurativo e l’asimmetria informativa


Da alcuni anni a questa parte, soprattutto dopo i casi di default Argentina/Parmalat/Cirio, capita spesso di sentir parlare di conflitti d’interesse delle banche che si configurerebbero allorquando le stesse, si apprestano a consigliare ai loro clienti, tutta una serie di prodotti finanziari o di bancassicurazione.

La maggior parte dei risparmiatori (ma anche degli addetti al settore) ritiene che ciò consista tuttalpiù nel proporre in modo sistematico prodotti di casa propria o del gruppo, o, in alternativa prodotti a più alto valore aggiunto (= più costosi e meno efficienti per chi li compra) a causa del fatto che esistono forti pressioni al fine del raggiungimento dei budget di vendita assegnati.

Potrebbe risultare inoltre abbastanza evidente la forzatura in caso di collocamento di obbligazioni o polizze Index Linked, specialmente di tipo strutturato, non necessariamente di casa propria, emesse a 100 per poi ritrovarle quotate a 94, perché in realtà quello è il loro prezzo, al netto dei vari costi (basterebbe acquistarle sul mercato e non in sottoscrizione).

Oppure, nella peggiore delle ipotesi, balza alla mente il conflitto nel consigliare, come nei casi pratici sopra esposti, strumenti finanziari come le obbligazioni, in diretta contropartita con il cliente, al fine di “piazzare” titoli illiquidi o a rischio tossicità. Va detto che ciò accadeva specialmente in passato, poi Bankitalia ha impresso qualche giro di vite.

In realtà, a ben guardare, esistono molti altri momenti di conflitti d’interesse che si possono innescare nel rapporto banca-cliente. In questo articolo vorrei ricordarne solo un altro, riconducibile ancora una volta alla gestione dei risparmi, che tocca un tema infinitamente più rilevante in termini di danno arrecato ai risparmiatori, rispetto a quelli già citati, che tutto sommato risultano più banali (ma anche più ovvi, considerato che non si tratta affatto di una specificità del mondo della finanza):

L’OFFERTA PRO-CICLICA

Questa annosa e scottante questione, che è stata già tirata in ballo più volte anche da Marco Liera sull’inserto Plus del Sole 24 Ore, si riferisce al fatto che l’offerta di prodotti rischiosi, cioè legati ai mercati azionari, è storicamente massima in prossimità del raggiungimento dei picchi degli indici borsistici e minima dopo i crolli dei mercati.

In altre parole significa che quando le azioni sono alle stelle e gli investitori hanno una bassa percezione del rischio (rischio che però in quel momento è enorme), le banche tendono ad assecondare, se non addirittura ad esasperare questo noto elemento di finanza comportamentale, proponendo prodotti ad alto contenuto azionario, in quanto, vengono ovviamente accettati di buon grado.

Per contro, quando interviene il panico, il rischio è minimo ma la percezione è massima e gli investitori, sempre in virtù dello stesso principio comportamentale, passano le notti insonni, allora ecco pronto un ottimo sonnifero: una “bella” polizza Unit Linked che promette di stoppare le perdite e nel contempo mantenere aperto il campo ai rimbalzi. Si da il caso che però la struttura dei costi di questi prodotti è tale che non potrà, di certo, permetterete di recuperare alcunchè. Insomma, come dire cornuti e mazziati.

Quindi, a questo punto la domanda è: come fare ad ovviare a tutto ciò? Bè va detto innanzitutto che ancor prima del problema conflitto d’interesse che ripeto, non è certo una prerogativa solo bancaria, esiste a monte una problematica ancor più scottante che crea il terreno fertile affinché possano prosperare tali conflitti:

L’ASIMMETRIA INFORMATIVA

Che cos’è? Consiste nel fatto che normalmente il venditore (visto che è il suo lavoro) conosce meglio non solo il prodotto ma più in generale la materia ed il mercato, rispetto a chi sta dall’altra parte e cioè il compratore. Questo consente al primo, se sa fare il suo mestiere, di poter “intortare” il secondo come e quando vuole.

Naturalmente questo non presuppone affatto la malafede: molto spesso, anzi quasi sempre, gli addetti alle vendite sono a loro volta vittime più o meno inconsapevoli dello stesso problema nei confronti dei loro manager, che come ben sappiamo, sono molto più interessati a “fare i numeri e farli subito” piuttosto che ricercare la soddisfazione duratura del cliente (e del venditore). Infatti, non a caso, si sente parlare sempre più spesso e non solo nel mondo finanziario di “mal di budget”.

Un esempio concreto di asimmetria informativa potrebbe essere questo: se si decide di acquistare un’auto e ci si reca da un concessionario solo partendo dal marchio, senza aver ben chiaro il modello, la cilindrata, il tipo di alimentazione, la versione, gli optional necessari, e il prezzo (non quello di Quattroruote, ma quello praticato dai concorrenti), sarà ben difficile che si possa immaginare di fare un affare. Ma qualcuno che l’affare lo fa, ci sarà sempre. A nostre spese.

GIUSEPPE ANDREOLI - STUDIO ANDREOLI & TACCUSO - MANTOVA

sabato 11 luglio 2009

IL VALORE DELL'INDIPENDENZA


Prendo spunto da un articolo dal titolo “Promotori o Consulenti? Uno vale l’altro” in cui un private banker di una nota banca dice: “Se chiedete al risparmiatore italiano medio, questo vi risponderà che tutto ciò di cui avrebbe bisogno sarebbe semplicemente un referente con un minimo di competenza e dall’assoluta, inscalfibile integerrimità, sia esso un impiegato bancario, un promotore, un agente assicurativo o un consulente ‘indipendente’ che dir si voglia”.

Concordo pienamente da un punto di vista filosofico con il concetto espresso; spesso i risparmiatori non conoscono, ancora, purtroppo, le differenze tra le varie figure, e comunque ci possono essere bravi bancari, bravi assicuratori o bravi promotori; ma il private banker sbaglia clamorosamente poco dopo dicendo: “Purtroppo poi, però, esistono anche i manager, i capi area commerciali, i budget, le campagne aziendali e le logiche commerciali insite nel sistema, dominato dalle lobby finanziarie, cui neanche i consulenti indipendenti, almeno sino ad ora, possono dimostrare di essersi sottratti”.

Eh no caro private banker! I consulenti indipendenti non possono essere accomunati al “calderone”; noi costituiamo la vera e netta discontinuità del sistema!

Basta con il qualunquismo e lo sparare nel mucchio, per confondere volutamente le idee dei risparmiatori!!

Io svolgo questa professione da due anni e posso dire senza ombra di dubbio che ciò che ci caratterizza è proprio l’assenza di quelle logiche suddette, tipiche delle banche e delle reti di promozione finanziaria.

Noi non abbiamo nessun capoarea, non abbiamo campagne aziendali e quindi ovviamente nemmeno budget di prodotto. Abbiamo scelto una strada nuova , meno facile, per ora, ma senza dubbio più stimolante, in cui il nostro unico ed imprescindibile obiettivo è la soddisfazione del cliente e il riuscire a rispondere alle sue vere esigenze, palesi o latenti, attraverso strumenti efficienti.

E’ questo che ci contraddistingue, oltre al notevole risparmio di costi, che il nostro apporto permette di ottenere ai clienti, attingendo, nella costruzione dei portafogli e nelle scelte d’investimento, tra tutti gli strumenti finanziari presenti sul mercato.

Così mentre i mercati precipitavano, dimezzandosi, bancari e promotori raccomandavano ai loro clienti di non smobilizzare i fondi e le gestioni, per mantenere le laute commissioni assicurate loro dal gestito, e dicendo che nel lungo termine l’investimento azionario paga sempre. Ma quanto è lungo il lungo termine?

Oggi, con i mercati azionari a livelli più bassi di dieci anni fa, parecchi clienti hanno perdite cocenti che non si sa quando e se recupereranno ed hanno pagato commissioni salatissime su fondi del tutto inefficienti con TER del 3 o 4% annuo. Per non parlare delle “favolose” index o unit linked proposte per rimpinguare gli utili aziendali.

Questo mentre noi consulenti indipendenti consigliavamo ETF liquidità o altri strumenti che puntavano sui ribassi dei mercati azionari….

E’ solo un esempio, ma i nostri clienti oggi hanno più soldi di prima, mentre buona parte dei clienti delle banche e dei promotori vedono il loro patrimonio notevolmente ridotto a causa delle logiche di cui sopra.

E’ un caso?…… Ai risparmiatori informati e consapevoli la sentenza………..

sabato 4 luglio 2009

IL BILANCIO DI META' ANNO


Superata la boa di metà anno è quasi d’obbligo fare un bilancio dei primi sei mesi del 2009.
Le statistiche non rispecchiano l’andamento molto volatile dei mercati, ma ecco in sintesi alcuni numeri riguardanti le principali borse mondiali al 30 giugno:

DOW JONES -3,75%
S&P500 +1,78%
DAX invariato
FTSE MIB -2,04%
NIKKEY 13,85%
BRASILE +35%
CINA +83%

Altri importanti indicatori con variazioni rispetto all’1/1:

ORO 927$ + 5,22%
BRENT 70$ + 63%
EURIBOR 3 MESI 1,099 -62%
BUND 121,03 - 3,05%
EUR/USD 1,404 -0,45%
VIX 24,79 - 38,03%

Per quanto riguarda i mercati azionari il bilancio è in chiaroscuro, contraddistinto da un inizio anno molto difficile, a cui è poi seguita una netta ripresa dal 9 di marzo sino a fine maggio.
D’allora in avanti i mercati hanno consolidato il corposo rimbalzo e stanno ora dando i primi segnali di debolezza. D’altronde i dati macroeconomici usciti in settimana, al contrario di ciò che dice qualche politico, non ci inducono ancora ad affermare che il peggio sia alle spalle.
La fiducia dei consumatori americana è risultata negativa e la disoccupazione negli Usa è balzata al livello più alto dal 1983 con 467mila posti di lavoro persi nel mese di giugno, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 9,5%.
A ciò bisogna poi aggiungere una nuova ondata di fallimenti tra le banche statunitensi che ha portato a 52 il totale dei crac bancari.
Il vero banco di prova nei prossimi giorni, in cui ci sarà peraltro anche il g8, sarà costituito dalle trimestrali americane che inizieranno l’8 luglio con Alcoa.
Per quanto non sia facile, né il nostro compito fare previsioni, la sensazione è che sia possibile una fase di correzione temporanea dei listini azionari, sia per un motivo fisiologico dopo il recupero da marzo, che per l’andamento ancora molto debole delle principali economie mondiali.
L’abbondante liquidità presente sui mercati, nonché l’elevato numero di operatori ancora fuori dai mercati azionari dovrebbe poi permettere un recupero ed un successivo rialzo dei mercati.

giovedì 2 luglio 2009

ANCHE TREMONTI E D’ALEMA CONTRO LE BANCHE!


Che la reputazione delle banche non fosse ai massimi storici non è certo una novità, ma negli ultimi giorni a rincarare la dose sono scesi in campo anche fior fior di politici italiani bipartisan.

Il ministro Tremonti: “Basta…. togliamo la cassa alle banche , stop! Dalle ferrovie, alla Rai, alle Spa pubbliche non potranno più detenere liquidità sui conti correnti bancari.

E poi, lasciandoci con un dubbio amletico, ha aggiunto citando Bertolt Brecht : “E’ un crimine più grande rapinare o fondare una banca?”

Se Tremonti dice non mi fido più delle banche, non ci metto più neanche un quattrino dello Stato, cosa dovrebbero dire le centinaia di migliaia di famiglie a cui le Banche hanno rifilato, quando già sapevano che le aziende stavano scricchiolando, i vari bond della Cirio, Parmalat, Giacomelli oppure quelli dell’Argentina? Per non parlare poi di altri “prodotti dell’ingegneria finanziaria” come il My Way e il For You…………

Un altro quotidiano italiano intervistando D’Alema ha titolato “D’Alema striglia le banche, dovete ringraziare le famiglie” dicendo che sono loro che tengono in piedi il sistema, permettendo ancora una volta alle banche di salvarsi, nonostante tutti i default che hanno dovuto mettersi sulle spalle.

Ecco quindi l’importanza fondamentale del Consulente Finanziario Indipendente, una figura di netta rottura col passato nello scenario finanziario italiano.

Dobbiamo aiutare le famiglie italiane a salvaguardare i loro risparmi, attraverso un attento controllo del rischio; evitare i prodotti spazzatura delle Banche ed affiancare i risparmiatori con un’accurata analisi delle loro esigenze e del loro profilo di rischio, sino ad arrivare ad una seria pianificazione finanziaria, previdenziale ed assicurativa.

Solo in questo modo la gente percepirà tangibilmente il nostro ruolo e faremo veramente la differenza, rispetto a tutti coloro che si spacciano per consulenti di vario genere, mentre sono dei semplici venditori.

domenica 28 giugno 2009

BANCHE SEMPRE MENO AFFIDABILI!


“Dire che tutti i problemi vengono dalle banche è strutturalmente sbagliato. L'economia reale è in difficoltà, le imprese, soprattutto le piccole, sono in difficoltà per il forte allungamento dei tempi di pagamento dei loro clienti e le banche le stanno sostenendo in questo fenomeno”. Queste le parole di Alessandro Profumo, ritenuto il numero 1 dei banchieri italiani.
Peccato che chi è a contatto tutti i giorni con aziende e risparmiatori o ha avuto la “fortuna” di lavorare in Banca, sappia che le cose sono molto diverse da come le racconta Profumo; questa frase suona più come una“battuta” di pessimo gusto, se non addirittura come una vera e propria presa in giro, che non rispecchia il reale andamento delle cose.
Nei giorni scorsi la Banca centrale europea ha iniettato nel sistema creditizio la cifra record di 442 miliardi di euro al tasso d’interesse dell’1%, proprio per facilitare la ripresa dell’economia reale.
Ma dove va a finire tutta questa liquidità?
Viene girata a chi ne ha veramente bisogno, al circuito produttivo e alle famiglie??
La risposta purtroppo è no, se non in minima parte!
Viene utilizzata dalle banche per fare speculazioni sui mercati finanziari e per ottenere plusvalenze che abbelliscono le trimestrali. Tutti sappiamo che le Borse infatti non rispecchiano minimamente l’andamento dell’economia reale e vengono artificiosamente “tenute” dalla abbondante liquidità presente sui mercati. Si cerca in questo modo anche di ripristinare la fiducia, ma per quanto tempo ci si riuscirà ancora se l’economia reale non riparte?
Oppure si continua a finanziare i soliti noti, i grandi gruppi, gli amici degli amici; da una statistica uscita in questi giorni emerge che i grandi gruppi industriali sono sempre più "cattivi pagatori".
E’ proprio sulle grandi imprese che si concentrano le sofferenze degli istituti di credito; guarda a caso, nei consigli di amministrazione dei più importanti istituti di credito, sono presenti proprio questi grandi imprenditori o persone a loro molto vicine.
Si dice che bisogna rispettare Basilea 2, così le aziende vengono classificate con un rating basato su parametri che forse andrebbero bene in momenti in cui l’Economia non è così’ in crisi.
Così con questa scusa la piccola e media azienda , cioè l’Italia vera che produce , quella che è sempre stata il fulcro dell’economia, è sempre più in difficoltà! Le banche tagliano le linee di credito, oppure aumentano in maniera scandalosa i tassi d’interesse.
Ad aziende, ma anche ad artigiani e commercianti gli istituti chiedono il rientro da un giorno all’altro nelle linee di credito, mettendo in crisi famiglie intere.
I mutui oggi vengono erogati con spread anche del 2 o 2,5%.
Questo proprio nel momento in cui l’euribor, che è sempre stato il parametro preso come riferimento, è ai minimi storici. Quando l’anno scorso era ben oltre il 5% era il faro da utilizzare, quello su cui si basavano tutte le operazioni di finanziamento; ora, solo perché è ai minimi storici e non permette alle banche di fare abbastanza utili, non viene più considerato attendibile e si applicano tassi fissi o spread anche di 5/6 punti.
Ma allora perché la Bce ha portato il costo del denaro ai minimi, se poi le Banche lo fanno pagare quanto e più di prima?
In periodi di crisi come questo le banche devono sostenere le aziende e gli imprenditori che se lo meritano, è quella la loro funzione principale, altrimenti la crisi sarà solo agli inizi e sarà ancora più lunga e dolorosa di ciò che oggi si pensa.
Nei giorni scorsi Tremonti ha detto “ Noi non vogliamo dare soldi alle banche, vogliamo dare soldi all’economia”; nobili intenzioni, peccato che nella pratica non succeda questo e le Banche si siano mangiate molti soldi effettuando operazioni quanto meno discutibili, finanziando imprenditori e gruppi che non se lo meritavano, acquistando banche decotte o società parabancarie sull’orlo del fallimento.
E , come sempre succede, purtroppo, il conto salato lo pagano sempre gli stessi.

sabato 27 giugno 2009

LA BANCA CHE PAGA LA CEDOLA DEL SUBORDINATO CON LE COMMISSIONI SULL'ACCORDATO!


Da fonti ben informate apprendiamo che, un noto gruppo bancario italiano, applicherà alle aziende ed ai privati le nuove commissioni sull'accordato e sul fuori fido con decorrenza 27 giugno, anzichè dal 1 luglio come gli altri istituti, per attingere i fondi necessari a pagare la cedola del prestito subordinato in scadenza il 30 giugno.
Penso che non ci sia bisogno di ulteriori commenti; l'anno scorso hanno fatto una campagna serrata su tutta la loro clientela per piazzare questo discutibile prodotto finanziario, ora, siccome "non ci stanno dentro" "bastonano" gli stessi clienti aumentando i tassi passivi ed applicando tutta una serie di nuovi balzelli assai onerosi e peggiorativi rispetto alla vecchia commissione di massimo scoperto, tanto censurata dal Governatore della Banca d'Italia Draghi.
Complimenti...e poi qualcuno hai il coraggio di dire che le Banche stanno aiutando la clientela.....