venerdì 17 luglio 2009

I conflitti d’interesse nel campo bancario/assicurativo e l’asimmetria informativa


Da alcuni anni a questa parte, soprattutto dopo i casi di default Argentina/Parmalat/Cirio, capita spesso di sentir parlare di conflitti d’interesse delle banche che si configurerebbero allorquando le stesse, si apprestano a consigliare ai loro clienti, tutta una serie di prodotti finanziari o di bancassicurazione.

La maggior parte dei risparmiatori (ma anche degli addetti al settore) ritiene che ciò consista tuttalpiù nel proporre in modo sistematico prodotti di casa propria o del gruppo, o, in alternativa prodotti a più alto valore aggiunto (= più costosi e meno efficienti per chi li compra) a causa del fatto che esistono forti pressioni al fine del raggiungimento dei budget di vendita assegnati.

Potrebbe risultare inoltre abbastanza evidente la forzatura in caso di collocamento di obbligazioni o polizze Index Linked, specialmente di tipo strutturato, non necessariamente di casa propria, emesse a 100 per poi ritrovarle quotate a 94, perché in realtà quello è il loro prezzo, al netto dei vari costi (basterebbe acquistarle sul mercato e non in sottoscrizione).

Oppure, nella peggiore delle ipotesi, balza alla mente il conflitto nel consigliare, come nei casi pratici sopra esposti, strumenti finanziari come le obbligazioni, in diretta contropartita con il cliente, al fine di “piazzare” titoli illiquidi o a rischio tossicità. Va detto che ciò accadeva specialmente in passato, poi Bankitalia ha impresso qualche giro di vite.

In realtà, a ben guardare, esistono molti altri momenti di conflitti d’interesse che si possono innescare nel rapporto banca-cliente. In questo articolo vorrei ricordarne solo un altro, riconducibile ancora una volta alla gestione dei risparmi, che tocca un tema infinitamente più rilevante in termini di danno arrecato ai risparmiatori, rispetto a quelli già citati, che tutto sommato risultano più banali (ma anche più ovvi, considerato che non si tratta affatto di una specificità del mondo della finanza):

L’OFFERTA PRO-CICLICA

Questa annosa e scottante questione, che è stata già tirata in ballo più volte anche da Marco Liera sull’inserto Plus del Sole 24 Ore, si riferisce al fatto che l’offerta di prodotti rischiosi, cioè legati ai mercati azionari, è storicamente massima in prossimità del raggiungimento dei picchi degli indici borsistici e minima dopo i crolli dei mercati.

In altre parole significa che quando le azioni sono alle stelle e gli investitori hanno una bassa percezione del rischio (rischio che però in quel momento è enorme), le banche tendono ad assecondare, se non addirittura ad esasperare questo noto elemento di finanza comportamentale, proponendo prodotti ad alto contenuto azionario, in quanto, vengono ovviamente accettati di buon grado.

Per contro, quando interviene il panico, il rischio è minimo ma la percezione è massima e gli investitori, sempre in virtù dello stesso principio comportamentale, passano le notti insonni, allora ecco pronto un ottimo sonnifero: una “bella” polizza Unit Linked che promette di stoppare le perdite e nel contempo mantenere aperto il campo ai rimbalzi. Si da il caso che però la struttura dei costi di questi prodotti è tale che non potrà, di certo, permetterete di recuperare alcunchè. Insomma, come dire cornuti e mazziati.

Quindi, a questo punto la domanda è: come fare ad ovviare a tutto ciò? Bè va detto innanzitutto che ancor prima del problema conflitto d’interesse che ripeto, non è certo una prerogativa solo bancaria, esiste a monte una problematica ancor più scottante che crea il terreno fertile affinché possano prosperare tali conflitti:

L’ASIMMETRIA INFORMATIVA

Che cos’è? Consiste nel fatto che normalmente il venditore (visto che è il suo lavoro) conosce meglio non solo il prodotto ma più in generale la materia ed il mercato, rispetto a chi sta dall’altra parte e cioè il compratore. Questo consente al primo, se sa fare il suo mestiere, di poter “intortare” il secondo come e quando vuole.

Naturalmente questo non presuppone affatto la malafede: molto spesso, anzi quasi sempre, gli addetti alle vendite sono a loro volta vittime più o meno inconsapevoli dello stesso problema nei confronti dei loro manager, che come ben sappiamo, sono molto più interessati a “fare i numeri e farli subito” piuttosto che ricercare la soddisfazione duratura del cliente (e del venditore). Infatti, non a caso, si sente parlare sempre più spesso e non solo nel mondo finanziario di “mal di budget”.

Un esempio concreto di asimmetria informativa potrebbe essere questo: se si decide di acquistare un’auto e ci si reca da un concessionario solo partendo dal marchio, senza aver ben chiaro il modello, la cilindrata, il tipo di alimentazione, la versione, gli optional necessari, e il prezzo (non quello di Quattroruote, ma quello praticato dai concorrenti), sarà ben difficile che si possa immaginare di fare un affare. Ma qualcuno che l’affare lo fa, ci sarà sempre. A nostre spese.

GIUSEPPE ANDREOLI - STUDIO ANDREOLI & TACCUSO - MANTOVA

sabato 11 luglio 2009

IL VALORE DELL'INDIPENDENZA


Prendo spunto da un articolo dal titolo “Promotori o Consulenti? Uno vale l’altro” in cui un private banker di una nota banca dice: “Se chiedete al risparmiatore italiano medio, questo vi risponderà che tutto ciò di cui avrebbe bisogno sarebbe semplicemente un referente con un minimo di competenza e dall’assoluta, inscalfibile integerrimità, sia esso un impiegato bancario, un promotore, un agente assicurativo o un consulente ‘indipendente’ che dir si voglia”.

Concordo pienamente da un punto di vista filosofico con il concetto espresso; spesso i risparmiatori non conoscono, ancora, purtroppo, le differenze tra le varie figure, e comunque ci possono essere bravi bancari, bravi assicuratori o bravi promotori; ma il private banker sbaglia clamorosamente poco dopo dicendo: “Purtroppo poi, però, esistono anche i manager, i capi area commerciali, i budget, le campagne aziendali e le logiche commerciali insite nel sistema, dominato dalle lobby finanziarie, cui neanche i consulenti indipendenti, almeno sino ad ora, possono dimostrare di essersi sottratti”.

Eh no caro private banker! I consulenti indipendenti non possono essere accomunati al “calderone”; noi costituiamo la vera e netta discontinuità del sistema!

Basta con il qualunquismo e lo sparare nel mucchio, per confondere volutamente le idee dei risparmiatori!!

Io svolgo questa professione da due anni e posso dire senza ombra di dubbio che ciò che ci caratterizza è proprio l’assenza di quelle logiche suddette, tipiche delle banche e delle reti di promozione finanziaria.

Noi non abbiamo nessun capoarea, non abbiamo campagne aziendali e quindi ovviamente nemmeno budget di prodotto. Abbiamo scelto una strada nuova , meno facile, per ora, ma senza dubbio più stimolante, in cui il nostro unico ed imprescindibile obiettivo è la soddisfazione del cliente e il riuscire a rispondere alle sue vere esigenze, palesi o latenti, attraverso strumenti efficienti.

E’ questo che ci contraddistingue, oltre al notevole risparmio di costi, che il nostro apporto permette di ottenere ai clienti, attingendo, nella costruzione dei portafogli e nelle scelte d’investimento, tra tutti gli strumenti finanziari presenti sul mercato.

Così mentre i mercati precipitavano, dimezzandosi, bancari e promotori raccomandavano ai loro clienti di non smobilizzare i fondi e le gestioni, per mantenere le laute commissioni assicurate loro dal gestito, e dicendo che nel lungo termine l’investimento azionario paga sempre. Ma quanto è lungo il lungo termine?

Oggi, con i mercati azionari a livelli più bassi di dieci anni fa, parecchi clienti hanno perdite cocenti che non si sa quando e se recupereranno ed hanno pagato commissioni salatissime su fondi del tutto inefficienti con TER del 3 o 4% annuo. Per non parlare delle “favolose” index o unit linked proposte per rimpinguare gli utili aziendali.

Questo mentre noi consulenti indipendenti consigliavamo ETF liquidità o altri strumenti che puntavano sui ribassi dei mercati azionari….

E’ solo un esempio, ma i nostri clienti oggi hanno più soldi di prima, mentre buona parte dei clienti delle banche e dei promotori vedono il loro patrimonio notevolmente ridotto a causa delle logiche di cui sopra.

E’ un caso?…… Ai risparmiatori informati e consapevoli la sentenza………..

sabato 4 luglio 2009

IL BILANCIO DI META' ANNO


Superata la boa di metà anno è quasi d’obbligo fare un bilancio dei primi sei mesi del 2009.
Le statistiche non rispecchiano l’andamento molto volatile dei mercati, ma ecco in sintesi alcuni numeri riguardanti le principali borse mondiali al 30 giugno:

DOW JONES -3,75%
S&P500 +1,78%
DAX invariato
FTSE MIB -2,04%
NIKKEY 13,85%
BRASILE +35%
CINA +83%

Altri importanti indicatori con variazioni rispetto all’1/1:

ORO 927$ + 5,22%
BRENT 70$ + 63%
EURIBOR 3 MESI 1,099 -62%
BUND 121,03 - 3,05%
EUR/USD 1,404 -0,45%
VIX 24,79 - 38,03%

Per quanto riguarda i mercati azionari il bilancio è in chiaroscuro, contraddistinto da un inizio anno molto difficile, a cui è poi seguita una netta ripresa dal 9 di marzo sino a fine maggio.
D’allora in avanti i mercati hanno consolidato il corposo rimbalzo e stanno ora dando i primi segnali di debolezza. D’altronde i dati macroeconomici usciti in settimana, al contrario di ciò che dice qualche politico, non ci inducono ancora ad affermare che il peggio sia alle spalle.
La fiducia dei consumatori americana è risultata negativa e la disoccupazione negli Usa è balzata al livello più alto dal 1983 con 467mila posti di lavoro persi nel mese di giugno, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 9,5%.
A ciò bisogna poi aggiungere una nuova ondata di fallimenti tra le banche statunitensi che ha portato a 52 il totale dei crac bancari.
Il vero banco di prova nei prossimi giorni, in cui ci sarà peraltro anche il g8, sarà costituito dalle trimestrali americane che inizieranno l’8 luglio con Alcoa.
Per quanto non sia facile, né il nostro compito fare previsioni, la sensazione è che sia possibile una fase di correzione temporanea dei listini azionari, sia per un motivo fisiologico dopo il recupero da marzo, che per l’andamento ancora molto debole delle principali economie mondiali.
L’abbondante liquidità presente sui mercati, nonché l’elevato numero di operatori ancora fuori dai mercati azionari dovrebbe poi permettere un recupero ed un successivo rialzo dei mercati.

giovedì 2 luglio 2009

ANCHE TREMONTI E D’ALEMA CONTRO LE BANCHE!


Che la reputazione delle banche non fosse ai massimi storici non è certo una novità, ma negli ultimi giorni a rincarare la dose sono scesi in campo anche fior fior di politici italiani bipartisan.

Il ministro Tremonti: “Basta…. togliamo la cassa alle banche , stop! Dalle ferrovie, alla Rai, alle Spa pubbliche non potranno più detenere liquidità sui conti correnti bancari.

E poi, lasciandoci con un dubbio amletico, ha aggiunto citando Bertolt Brecht : “E’ un crimine più grande rapinare o fondare una banca?”

Se Tremonti dice non mi fido più delle banche, non ci metto più neanche un quattrino dello Stato, cosa dovrebbero dire le centinaia di migliaia di famiglie a cui le Banche hanno rifilato, quando già sapevano che le aziende stavano scricchiolando, i vari bond della Cirio, Parmalat, Giacomelli oppure quelli dell’Argentina? Per non parlare poi di altri “prodotti dell’ingegneria finanziaria” come il My Way e il For You…………

Un altro quotidiano italiano intervistando D’Alema ha titolato “D’Alema striglia le banche, dovete ringraziare le famiglie” dicendo che sono loro che tengono in piedi il sistema, permettendo ancora una volta alle banche di salvarsi, nonostante tutti i default che hanno dovuto mettersi sulle spalle.

Ecco quindi l’importanza fondamentale del Consulente Finanziario Indipendente, una figura di netta rottura col passato nello scenario finanziario italiano.

Dobbiamo aiutare le famiglie italiane a salvaguardare i loro risparmi, attraverso un attento controllo del rischio; evitare i prodotti spazzatura delle Banche ed affiancare i risparmiatori con un’accurata analisi delle loro esigenze e del loro profilo di rischio, sino ad arrivare ad una seria pianificazione finanziaria, previdenziale ed assicurativa.

Solo in questo modo la gente percepirà tangibilmente il nostro ruolo e faremo veramente la differenza, rispetto a tutti coloro che si spacciano per consulenti di vario genere, mentre sono dei semplici venditori.