
I correntisti italiani pagano mediamente 253 euro all’anno per un conto corrente, mentre negli altri paesi europei il costo annuo per la gestione ammonta a 58 euro in Belgio, 82 in Irlanda, 89 in Germania, 103 in Gran Bretagna, 154 in Francia. Addirittura in certi casi per i cosiddetti “grandi utilizzatori” si arriva a delle punte anche di 831 euro all’anno.
Ovviamente questi dati si riferiscono ai conti dei privati; per quanto riguarda i conti aziendali i costi lievitano decisamente.
Al primato dei costi si abbina un altro fattore non certo positivo; sempre secondo la stessa commissione europea le nostre banche sono le meno trasparenti nel 66% dei casi analizzati. Le informazioni riportate dalle stesse nei loro siti web risultano largamente incomplete e non permettono ai cittadini di effettuare confronti con gli altri istituti.
Se consideriamo che queste due criticità riguardano il servizio base per eccellenza, a basso valore aggiunto, si capiscono poi meglio le difficoltà che i risparmiatori incontrano nel momento in cui devono valutare la convenienza e l’adeguatezza di prodotti più sofisticati, sia nel campo degli investimenti che nel campo dei finanziamenti.
Considerando i vari scandali finanziari degli ultimi anni ed il fatto che l’educazione finanziaria in Italia è totalmente assente per tutta la durata della scuola dell’obbligo, non è forse il caso per i correntisti di avvalersi di professionisti che li tutelino meglio nelle scelte finanziarie più importanti?
Fabrizio Taccuso - Studio Andreoli & Taccuso - Mantova
Nessun commento:
Posta un commento